Gardenia - Bello di natura

Da Sotto le querce.

Vedi anche: Agricoltura sinergica - Emilia Hazelip    L'orto sinergico - Marina Ferrara

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Gardenia
Bello di natura

Entriamo nell’orto fiorito di Camilla Zanarotti, paesaggista giardiniera. Creato per essere produttivo e insieme ornamentale, è coltivato senza prodotti chimici, recuperando saperi antichi, nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità e all’insegna della semplificazione.

Testo di Margherita Lombardi. Fotografie di Ferruccio Carassale - Gardenia febbraio 2018

In questa foto: la grande pergola in pali di castagno fa da sfondo all’orto, diviso da siepi di bosso, un viale in mattoni e camminamenti in tufo.


Margherita Lombardi

Febbraio 2018

Entriamo nell’orto fiorito di Camilla Zanarotti, paesaggista giardiniera. Creato per essere produttivo e insieme ornamentale, è coltivato senza prodotti chimici, recuperando saperi antichi, nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità e all’insegna della semplificazione.

1. Camilla Zanarotti al lavoro nell’orto. 2. Zinnie tra i filari di pomodori. 3. La bella dalia ‘Café au Lait’. 4. Una bordura di echinacee. 5. Datura ‘Purple Queen Double’ in boccio. 6. Dietro al filare di pomodori, le siepi di bosso, l’aiuola delle cosmee in fiore, e la pergola. Camilla Zanarotti acquista le piantine da orto presso la Floricoltura Dal Maso Claudio, a Rovolon (Padova, tel. 049 9910657).

Del giardino di campagna della paesaggista Camilla Zanarotti a Zovencedo, mezz’ora d’auto da Vicenza, vi abbiamo raccontato nel numero 384 (aprile 2016) di Gardenia, accennando brevemente all’orto fiorito. Orto che merita un approfondimento sia perché è particolarmente decorativo, con elementi ornamentali tipici degli antichi potager interpretati con leggerezza contemporanea, sia perché è condotto senza fitofarmaci né concimi chimici. «Quando, otto anni fa, abbiamo acquistato la proprietà, volevamo, oltre a un giardino, un orto e qualche albero da frutto», racconta Camilla Zanarotti. «Abbiamo deciso di dedicare all’orto, l’unico spazio in piano accanto alla casa, un prato di 10 per 12 metri. Ho cominciato da zero, a fine estate, con la rimozione della cotica erbosa e la vangatura meccanica. Poi, ho incorporato al terreno un intero rimorchio di letame, proveniente da una piccola stalla familiare. Nel corso dell’inverno ho tracciato le aiuole, suddividendole con camminamenti di tufo e siepi di bosso, e realizzato il vialetto centrale con mattoni recuperati dalla demolizione di alcuni parapetti che non mi servivano. Infine, ho costruito due pergole in pali di castagno, una grande in fondo e una piccola su un lato, per creare zone d’ombra. Sopra, vi sto facendo crescere alcune rose a fiore bianco o rosa, perlopiù antiche».

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L’orto visto dalla casa Suddiviso da siepi formali di bosso, camminamenti di tufo e un sentiero in mattoni recuperati, alterna ortaggi, fiori e aromatiche. Alcuni fiori respingono i parassiti, altri ancora li attirano su di sé, assieme agli insetti utili. In fondo all’orto, la pergola in pali di castagno, sulla quale stanno crescendo alcune rose rampicanti antiche, a fiore bianco o rosa.

Fin dall’inizio la paesaggista, che è anche un’abile giardiniera, ha impostato l’orto in modo biologico, sperimentando diverse tecniche, dalla biodinamica all’orto sinergico: «Prendendo un po’ da una e un po’ dall’altra, ho messo a punto un mio sistema, che mi permette di ridurre notevolmente le lavorazioni – ora non vi dedico più di un giorno al mese – e avere un orto produttivo e sano, senza l’uso di concimi e antiparassitari chimici».

Il primo segreto, spiega la paesaggista, è nutrire bene la terra, incorporando ogni autunno sostanza organica: letame, ma anche compost, prodotto in casa con gli scarti di cucina, orto e giardino.

Il secondo segreto consiste nel lavorarla correttamente: invece di rivoltare le zolle, le si solleva con la vanga-forca, così si arieggia il terreno, migliorandone la struttura e favorendo la vita biologica, senza disturbarla.

Il terzo, nel non lasciare mai la terra scoperta, come del resto avviene in natura: è possibile pacciamare tra i filari con uno strato di almeno 5 centimetri di compost, oppure con l’erba sfalciata del prato, lasciata seccare prima di stenderla.

Il quarto segreto, infine, sta nel mischiare le piante: «Non avendo la pazienza di rispettare le rotazioni triennali, ho scelto di mescolare gli ortaggi tra loro, ma anche con aromatiche e fiori, creando così sia preziose sinergie, che allontanano alcuni insetti fitofagi, sia una confusione olfattiva che li confonde e al tempo stesso attira gli antagonisti», prosegue Zanarotti. «In fondo, è quello che facevano i nostri nonni, coltivando dalie, zinnie e altri fiori negli orti. Per lo stesso motivo, lascio andare a fiore e a seme qualche ortaggio, come il finocchio. Sia a questo scopo sia per rendere l’orto ancora più allegro e fiorito, mi piace inserire piante “cugine” di ortaggi comuni, come il pisello odoroso, i cui fiori profumati sono deliziosi nei bouquet, la datura a fiore doppio e, per l’autunno, varietà di ortaggi più decorativi, come le coste rosse e i cavoli ‘Kale’, verdi e viola».

LOTTA BIO CONTRO LA PIRALIDE

E per preservare le siepi di bosso, impiantate prima dell’arrivo della temibile piralide (Cydalima perspectalis)? «Alla comparsa delle prime larve, in genere a fine marzo, intervengo con un trattamento biologico a base di Bacillus thuringiensis kurstaki, che ripeto a metà estate solo in caso si ripresenti qualche altro focolaio».

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Le specie più utili Alcuni fiori sono veri e propri “antiparassitari” naturali: i nasturzi (1), da seminare come tappezzanti un po’ ovunque, allontanano gli afidi. Le petunie, da piantare intorno alle aiuole delle patate, le difendono dalla vorace dorifora. I tagete (2) preservano i pomodori dagli attacchi dei nematodi del terreno. La borragine aiuta a tenere lontana la cavolaia. Papaveri, dalie, zinnie, cosmee, aromatiche, piselli odorosi, invece, attirano gli insetti impollinatori, come api e farfalle, e predatori, come sirfidi e coccinelle. Carote, finocchio e prezzemolo, lasciati andare a fiore e a seme nutrono i bruchi di alcuni lepidotteri impollinatori.

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Le specie più utili Alcuni fiori sono veri e propri “antiparassitari” naturali: i nasturzi (1), da seminare come tappezzanti un po’ ovunque, allontanano gli afidi. Le petunie, da piantare intorno alle aiuole delle patate, le difendono dalla vorace dorifora. I tagete (2) preservano i pomodori dagli attacchi dei nematodi del terreno. La borragine aiuta a tenere lontana la cavolaia. Papaveri, dalie, zinnie, cosmee, aromatiche, piselli odorosi, invece, attirano gli insetti impollinatori, come api e farfalle, e predatori, come sirfidi e coccinelle. Carote, finocchio e prezzemolo, lasciati andare a fiore e a seme nutrono i bruchi di alcuni lepidotteri impollinatori.

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Nel suo orto, Camilla Zanarotti pianta le dalie in grande quantità, in aiuole a loro dedicate. In particolare, ama quelle “a fiore di cactus”, grande e stradoppio, nelle tonalità dal viola scuro al rosa chiaro. La sua preferita è la spettacolare ‘Café au Lait’ (foto), di un colore mutevole fra il rosa albicocca e il panna scuro. Per semplicità, Camilla non fa pregermogliare le radici tuberose in aprile, in vaso e al riparo: le mette a dimora ai primi di maggio, passato il pericolo delle gelate, nel terreno concimato in autunno con letame e ben lavorato, a 30 cm di distanza l’una dall’altra. In seguito, le bagna molto e le sostiene con tutori. Le radici delle dalie temono il freddo e l’umidità: a Zovencedo la temperatura raggiunge -15 °C, ma piove pochissimo, così nell’autunno 2016 Camilla ha tentato un esperimento: ha estratto dal terreno una parte dei tuberi di dalia, che ha tenuto al riparo, come è consigliato; altri li ha lasciati nel terreno e li ha coperti con uno strato di foglie secche asciutte alto 50 cm, altri ancora li ha protetti con uno strato di soli 5 cm. I tuberi dei primi due lotti sono sopravvissuti e si sono poi sviluppati allo stesso modo; quelli del terzo sono morti per il freddo.

La progettista Dottore agronomo, architetto del paesaggio e giardiniera, Camilla Zanarotti si occupa di progetti in ambito pubblico e privato e restauro di parchi storici. Ha pubblicato I giardini delle ville venete (Silvana Editoriale, 2014), Più orto che giardino, con Simonetta Chiarugi (Mondadori, 2016) e Porcinai e il paesaggio (Libreria della Natura, 2017).

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L’orto visto dalla casa Suddiviso da siepi formali di bosso, camminamenti di tufo e un sentiero in mattoni recuperati, alterna ortaggi, fiori e aromatiche. Alcuni fiori respingono i parassiti, altri ancora li attirano su di sé, assieme agli insetti utili. In fondo all’orto, la pergola in pali di castagno, sulla quale stanno crescendo alcune rose rampicanti antiche, a fiore bianco o rosa.


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LA PIANTINA

  1. Rose
  2. Siepi di bosso
  3. Rose
  4. Pergole in castagno
  5. Peonie e digitali
  6. Thuja occidentalis
  7. Cosmee
  8. Uva fragola
  9. Dalie
  10. Aromatiche
  11. Percorsi laterali in tufo
  12. Ortiche
  13. Zinnie
  14. Percorso centrale in mattoni

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