Stefano Breccia

Da Sotto le querce.
« Noi amiamo la vostra Terra, è meravigliosa; fra i nostri pianeti ce n’è qualcuno che le somiglia, ma nessuno è così bello. Purtroppo l’uomo la sta rovinando; dall’alto possiamo vedere tante chiazze, come sulla testa di un uomo che sta diventando calvo. Per quel che concerne la civiltà, devo dire che sulla Terra ce n’è ben poca. Avete avuto ispirati, mistici, santi, è stato un po’ come se il Centro Universale, l’Entità Suprema abbia voluto dedicare una particolare attenzione al vostro pianeta; a proposito, voi conoscete solo una piccola parte della storia, e avete solo vaghe sensazioni circa ciò che manca. Posso dirti che anche nell’antichità, di cui voi siete del tutto ignoranti, Dio ha prestato una particolare attenzione a questo pianeta, ma i terrestri non sono mai stati in grado di approfittarne. Pensando ad esempio al buddismo, non avete ancora capito che si tratta solo di uno strumento per aprire la propria mente a livelli superiori, che allorché uno raggiunge il Nirvana si trova nella situazione ottimale per aprirsi all’infinito. Tutte le tecnicalità che esistono nelle vostre varie religioni sono solo strumenti che rendono le vostre menti e i vostri corpi più aperti alla luce che viene dall’alto, una luce che illumina tutti, ma che pochissimi notano. »
Stefano Breccia, Ingegnere Elettrotecnico italiano ed esperto di telecomunicazioni. Ripercorre la storia dello scontro tra due distinti gruppi di extraterrestri sulla costa adriatica presso la città di Pescara.
Stefano Breccia, Ingegnere Elettrotecnico italiano ed esperto di telecomunicazioni. Ripercorre la storia dello scontro tra due distinti gruppi di extraterrestri sulla costa adriatica presso la città di Pescara.

Gaspare De Lama - La Confederazione galattica

Gaspare De Lama - La Confederazione galattica

Contattismi di massa

2007

Breccia contattismi.jpg

incipitIn questo libro si parlerà diffusamente di extraterrestri, e, come suggerisce il titolo, dei pochi casi di contatti di massa fra costoro ed i terricoli.
Va premesso che uso il termine “extraterrestri” solo per comodo; non pretendo di sostenere (né ne sono abbastanza convinto io stesso) che queste entità siano realmente individui provenienti da stelle lontane. Sottolineo, però, che una domanda in tal senso è futile: che siano marziani, emissari di Wolf 424, esponenti del “piccolo popolo”, or whatever, per noi la cosa non cambia di una virgola. Per anni gli studiosi di UFO hanno mostrato un pudico distacco verso l’eventualità che dietro al fenomeno ci fossero entità senzienti, fortunatamente questo atteggiamento sta venendosi man mano incrinando.
incipitIn questo libro si parlerà diffusamente di extraterrestri, e, come suggerisce il titolo, dei pochi casi di contatti di massa fra costoro ed i terricoli.
Va premesso che uso il termine “extraterrestri” solo per comodo; non pretendo di sostenere (né ne sono abbastanza convinto io stesso) che queste entità siano realmente individui provenienti da stelle lontane. Sottolineo, però, che una domanda in tal senso è futile: che siano marziani, emissari di Wolf 424, esponenti del “piccolo popolo”, or whatever, per noi la cosa non cambia di una virgola. Per anni gli studiosi di UFO hanno mostrato un pudico distacco verso l’eventualità che dietro al fenomeno ci fossero entità senzienti, fortunatamente questo atteggiamento sta venendosi man mano incrinando.

La storia di Amicizia

La gente di Amicizia

Primo ingresso nella base
Poi, finalmente, ci dissero che era giunto il nostro turno per entrare nella base! Ci ritrovammo, io e Giancarlo, davanti al castello; nelle vicinanze era parcheggiata la 600 azzurra di Giulio, che la aveva lasciata lì qualche giorno prima. Avremmo dovuto incontrarlo davanti al castello, ma non si vedeva. Solo qualche giorno più tardi scoprimmo che aveva sbagliato il giorno!

Ci comunicarono di recarci sul lato destro della rocca, e di fermarci ad un certo punto del sentiero. Mi accorsi che il terreno sotto i nostri piedi sembrava tremare, come se ci fosse un martello pneumatico nelle vicinanze. Lì per lì temetti che ci fosse una cavità sotto di noi, e che il terreno stesse per crollare a causa del nostro peso. Invece, il terreno si aprì e venne fuori un uomo. Noi eravamo ammutoliti, e lui ci disse di scendere con lui, benché non riuscissi a capire in che modo. Lui ci disse di avvicinarci al centro dell’apertura attraverso cui era uscito. Pareva che saremmo dovuti cadere dentro, ma lui ci disse di mettere i piedi in determinati punti (benché non si vedesse nulla di particolare in quei posti). Ubbidii, e mi accorsi che i piedi poggiavano sopra qualcosa di solido. Poi questo pavimento invisibile prese a scendere lungo il corridoio verticale. Quando il giorno dopo tornammo all’aperto mi accorsi che avevo i piedi leggermente arrossati, e mi spiegarono che ciò era dovuto al processo di ingresso e di uscita.

La discesa terminò alLintemo di una enorme galleria sotterranea, dalle pareti come di cristallo. Una luce morbida riempiva l’ambiente. Cercammo le lampade, ma ci venne detto che non c ’era nessuna lampada. “Non potete capire - ci disse - l’ambiente è riempito con una particolare radiazione che interagisce con l’energia dei fotoni; è un po’ come se fossimo in grado di accendere i fotoni; inoltre, fintante che questa radiazione è attiva, essi vengono continuamente rigenerati.” La luce era di un meraviglioso blu pallido, e l’aria era molto trasparente, si riusciva a vedere a grande distanza. Addirittura, più tardi, scoprimmo che anche filmando, si poteva vedere attraverso il fumo, con estremo dettaglio. Per di più non c’erano ombre. “Guarda - disse Giancarlo - non ci sono ombre; anch’io ho inventato una cosa del genere anni fa.” E il nostro amico sorrise …

Meredir prima, poi Sinas, poi un altro ci raggiunsero, e cominciammo a passeggiare; per più di 10 minuti camminammo lungo quella immensa struttura, ed era bello trovarci lì dentro assieme ai nostri amici. Mi sentivo ottimamente, con una sensazione di benessere mai provata prima, ad ogni respiro mi pareva di riempirmi di energia; mi spiegarono che l’aria era diversa dalla nostra, satura di ioni negativi. Su loro suggerimento mi toccai i capelli, e li trovai duri e crepitanti. “Ti stai disintossicando - mi dissero; quando uscirai scoprirai di stare meglio.”

“Comunque parliamo di cose più importanti. Questo è l’ambiente in cui viviamo; da quella parte ci sono i nostri giovani; adesso sono dentro una specie di aula, e stanno studiando.” “Possiamo vederli?” “Sì, ma in segreto, perché non vogliamo spaventarli; ciò che loro sanno circa i terrestri non è buono, e loro pensano a voi come ad una specie di bestie selvagge.”

Ci avvicinammo lentamente. Lui toccò una specie di bottone, e sulla parete comparve uno schermo, un quadrato di una cinquantina di centimetri di lato, su cui si formò un’immagine. Potevamo guardare dentro l’aula; era una stanza lunga oltre cinquanta metri, non saprei dire quanto larga perché non se ne vedevano le pareti laterali. Era come se ci fosse una telecamera in azione alLintemo, che poteva spostarsi ed orientarsi a volontà. In questo modo ci venivano presentati i cosiddetti giovani. “Quanto sono alti? “Due metri e trenta, due e quaranta, anche due metri e mezzo.” “E li chiamate giovani!” “Per noi sono dei bambini; qualcuno ha 15 anni, qualcuno 30, qualcuno anche 95. Presso di noi i processi biologici sono più lenti dei vostri, ma arriviamo ai risultati più in fretta.” Vidi che alcuni portavano una specie di grossa calotta in testa, un po’ come le nostre signore dal parrucchiere, e mi venne spiegato che si trattava di dispositivi mirati ad incrementare le capacità mentali “… ma non in maniera artificiale. Noi non faremmo mai una cosa del genere: in realtà, l’apparecchio si limita a sollecitare gentilmente il loro sistema nervoso, e nel frattempo li disintossica. Le intossicazioni impediscono la completa evoluzione degli uomini; se voi digiunaste, o vi alimentaste in modo diverso, le cose andrebbero meglio. Purtroppo anche noi abbiamo i vostri stessi problemi.”

Molti dei “giovani” avevano capelli cortissimi, alla tedesca, rigidi; alcuni avevano occhi marrone, altri occhi leggermente colorati, di verde, di blu. Sembravano essere di razze diverse, e in effetti ci confermarono che erano presenti diverse etnie, ma che per lo più c’erano solamente leggere differenze morfologiche, non nelle funzioni biologiche; d’altronde, anche fra uomini della stessa razza si trovano diversità.

“Quindi questi ragazzi sono al livello di un nostro scienziato?” “Sì, ma noi ci preoccupiamo molto anche degli aspetti morali, poiché loro possono venire in contatto con armi tremende, e se non fossero dotati di un robusto senso etico potrebbero fare grandi danni. Abbiamo imposto un senso etico anche sui nostri strumenti e sulle nostre armi: se si cercasse di usarli per fare del male, essi non funzionerebbero, al limite si disintegrerebbero da soli.”

Riprendemmo a passeggiare; io stavo ripensando a quanto mi avevano detto, alla loro profonda volontà di agire solo per il bene, ed avrei voluto far sapere queste cose al mondo intero. Sinas, che era appoggiato a una colonna, mi disse: “No, non puoi fare quello che pensi. Non puoi far sapere ciò che hai visto, ti troveresti in situazioni difficili.” “Ma io non ho detto nulla!” “Sì, ma lo hai pensato!”

Più tardi ci offrirono da bere, qualche cosa di simile ad una limonata, ma di sapore diverso. “Non è limonata, non è nemmeno sintetica. E una spremuta ottenuta da alcuni nostri frutti, e fa molto bene; sia gli uomini che gli animali possono berla, anche le piante; se una pianta non sta troppo bene, versandoci sopra alcune gocce di questa bevanda la vedresti riprendersi in fretta.” “Ottimo - dissi - lasciamene portare via un poco.” “No, fuori di qui non funzionerebbe: questa bevanda ha la virtù di disintossicare senza effetti collaterali, ma essa stessa verrebbe rapidamente intossicata dagli agenti esterni.”

In seguito, entrammo dentro una stanza circolare; sul soffitto c’era una specie di carosello, con luci di ogni colore che si muovevano dappertutto. “Bene, stiamo semplicemente facendo pulizie; quelle luci sono i nostri operatori remoti; adesso li spengo.” Si infilò una mano in tasca, e le luci scomparvero: adesso il soffitto era una lastra monolitica di cristallo; in effetti era diffìcile valutarne la natura, perché non era trasparente, né opaca, piuttosto traslucida. Rimanemmo lì a parlare con diverse persone, quindi giunse Sajù; Sajù era una specie di peperoncino: si trovava sempre dappertutto. Quando udii la sua voce in falsetto, chiesi “C’è Sajù?” “Sì, lui è dappertutto.”

Non ricordo se questa nostra visita avvenne prima o dopo che avevamo portato Dimpietro via da Forlimpopoli; a proposito, ti ho mai parlato dell’automobile capace di correre senza toccare la strada con le ruote? Una volta abbiamo usato questa particolare macchina per andare a prendere Dimpietro.

Energia della base
Quel giorno Dimpietro non era presente nella base, sarebbe dovuto giungere nel giro di qualche giorno. “Quando arriverà Dimpietro - ci dissero - la base inizierà ad essere totalmente operativa. Vedi quella macchina laggiù in fondo?” Sembrava uno dei nostri dispositivi elettronici, pieno di bottoni, luci e schermi. “No - mi dissero - non è un dispositivo elettronico; non è un magazzino di dati, non è una memoria. Se guardi dentro, vedrai che è vuoto, pure in esso è contenuta una quantità di energia sufficiente a noi tutti per più di un anno.” Aprì una sorta di coperchio; dentro c ’era uno schermo, ed una specie di luce diffusa in movimento. Era una luce di un profondo verde, ma pareva che ci fosse anche della materia dentro, forse si sarebbe potuta anche toccare; era una specie di brodaglia ribollente. “Questa è energia allo stato primordiale; può essere trasformata in energia solida, o ,ad un livello più sottile. Tutto dipende da questo piccolo strumento qui vicino.” Mi mostrò una specie di quadrante circolare, con delle luci sulla circonferenza. “Se tocco questo quadrante in qualche punto, seleziono il tipo e la quantità di energia da inviare nel luogo che ho scelto, dentro questa base.” Su mia richiesta, mi mostrò l’operazione, selezionando in qualche modo un posto su una sorta di mappa, toccando qua e là il quadrante; all’improwiso una linea colorata in blu acceso comparve sullo schermo per un attimo, quindi scomparve. “Ho caricato quel posto con una quantità di energia che basterà per sette, otto dei vostri giorni.”

“Ma voi mangiate?” Avevamo posto più volte questa domanda nel passato, ma non avevamo mai capito le loro risposte; questa volta fu diverso: “Naturalmente anche noi mangiamo; solo, normalmente, non mangiamo cibi come i vostri.” Ci portarono dentro un’altra stanza, c ’era un tavolo con molte sedie attorno, un po’ come il refettorio dei frati; la struttura generale era diversa, ma l’atmosfera era la stessa; per di più, ci dissero, loro si riuniscono in sale del genere per pranzo e per cena, e mangiano nel più assoluto silenzio. Dato che Giancarlo di solito parla molto mentre mangia, gli dissi: “Tu non potresti mangiare con loro, perché ti butterebbero fuori non appena apri bocca!” Ci dissero che loro si riuniscono in queste sale, prima pregano, poi mangiano. Sono abituati a pregare, in piena sincerità; le loro preghiere non sono uno strumento mistico, ma effettivamente riescono a dare energie ai nostri amici. Una volta terminato di pregare, essi guardano tutti insieme verso un punto specifico, sopra una specie di altare. Questo punto inizia ad illuminarsi, ed essi attendono finché esso raggiunge il massimo di luminosità; mi dissero che, durante questo processo, il punto diviene più grosso, e che ad un certo punto si sviluppa un anello, che lo fa somigliare a Saturno; quindi l’anello inizia a pulsare, e questo è il segno che si è pregato a sufficienza. “Per noi si tratta di una pratica ottima, perché mentre preghiamo, e riempiamo l’ambiente con le nostre energie psichiche, nel contempo risvegliamo le nostre forze e noi stessi; in quei momenti siamo come ubriachi. L’energia può far male, ma per noi è un bene.”

Nel frattempo, eravamo arrivati in fondo alla base. Adesso mi ricordo che Dimpietro era già stato lì, e poi era andato via. Me ne ricordo perché, in una piccola stanza, notai una caffettiera Moka, e mi dissero che Dimpietro amava usarla per prepararsi il caffè. Era veramente innamorato del caffè italiano, del cibo italiano, dei vini e dei liquori, forse anche troppo. In questa stanza, oltre alla Moka, c ’era un servizio di tazzine da caffè, più un’infinità di oggetti tipici italiani, in quanto Dimpietro era entusiasta delle nostre maniere di vita. Nella sua stanza notai anche una piccola pianta, apparentemente priva d’acqua, e protestai che la piantina era prossima a morire. “Toccala” mi dissero; lo feci, ed una quantità di scintille di luce la circondarono. “In queste condizioni - sostenevano - può vivere per anni.” Queste piccole cose giocano un ruolo importante nella loro civiltà; inoltre c’era tanto della nostra cultura nei loro ambienti, e la loro tecnologia non era mai carente di fattori umani. Loro mettono la loro morale dinanzi alla tecnologia, mentre noi facciamo esattamente l’opposto.

Alla fine, uscimmo dalla base; erano le tre del mattino, e sulle nostre teste splendeva un meraviglioso cielo stellato.

I nostri amici

Il loro pianeta
Provengono da una remota galassia[1]; il pianeta su cui Dimpietro è nato orbita attorno ad una stella doppia, questa gente ha due soli che illuminano i loro giorni. Altra gente ha un unico sole, ma due o più lune.

La storia dei W56 è estremamente antica; essi hanno avuto origine in un paio di pianeti diversi; ad un certo punto entrambi i pianeti sono stati distrutti, i nostri amici emigrarono verso un pianeta più grande, e si stabilirono lì. Questo è accaduto circa un milione e mezzo di anni addietro. Loro sostengono che la loro storia è come un fiume lunghissimo, le cui sorgenti nessuno conosce, ma di cui tutti conoscono la foce. Sembra che nei tempi lontani ci fossero tre differenti razze: quelli dai capelli rossi, quelli dai capelli neri (simili agli indiani odierni); la terza razza aveva capelli bianco-verdastri. La loro cute era colorata come i loro capelli. All’inizio queste tre razze ebbero un’evoluzione comune, poi, poco a poco, si mescolarono insieme.

Nel maggiore pianeta della loro confederazione vivono 15 miliardi di persone. La vegetazione è diversa dalla nostra: i verdi sono più accesi, i marroni più scuri, quasi un colore cioccolato. C’è più ossigeno nell’atmosfera, quindi il cielo è più azzurro, e l’aria ha un sensibile profumo.

Alimentazione e medicina
Si alimentano di sostanze generate dal suolo; nel pianeta di Dimpietro il terreno è generalmente grigio, ricco di sali. Allevano animali, ma non ne mangiano le carni. I loro animali sono, più o meno, simili ai nostri. Le piante hanno di solito grandi fiori, con forte profumo; essi estraggono sostanze nutritive da alcuni frutti, simili ai nostri ananas.

Di rado si ammalano, e quando ciò accade si curano in modo naturale. Ad esempio, fanno uso di ciò che chiamano “sudore delle piante”, qualche cosa che, a parer mio, somiglia alla brina mattutina. Raccolgono questo liquido in un bicchiere, che pongono al centro di un tavolo, colorato di rosso e blu, dentro una stanza di colore verde. Poi parlano al liquido, raccontando in che cosa consiste la malattia che vogliono curare, ed in che modo. Quindi versano il liquido dentro calici “eterici”, cioè invisibili ai presenti, e bevono. Per poter vedere i calici sono necessari occhiali speciali. Una volta fui ammesso ad una cerimonia di questo tipo, e non capivo che cosa stesse succedendo, con gente che apparentemente beveva dal nulla, senza alcun bicchiere; dopo aver brindato, e bevuto quello che apparentemente sembra essere nulla, depongono i bicchieri invisibili sul tavolo, e solo allora questi ritornano visibili.

Non usano acqua per lavare i loro corpi. Entrano in una struttura che chiamano doccia, anche se non ha nulla a che vedere con le nostre; lì dentro i loro corpi sono soggetti ad onde acustiche, e si può vedere una specie di nebbia che emana dal corpo, e si puliscono completamente. I loro abiti sono entità viventi, che si adattano a chi li indossa, e lo proteggono contro tutta una serie di pericoli. Una volta al mese, di media, questi abiti devono essere rigenerati, mettendoli dentro una particolare macchina per pochi minuti.

Sui loro pianeti, le strade sono diverse dalle nostre; quando devono spostarsi da un posto ad un altro, essi mettono in funzione un mezzo di trasporto, che emerge dalla strada stessa, e sul quale essi sono in grado di recarsi alla loro destinazione. Questo sistema è disponibile per lo più nelle aree urbane; al di fuori, essi vanno a piedi.

Da un punto di vista sessuale, essi si accoppiano come noi, ma per lo più mettono in atto una tecnica di inseminazione artificiale, e i neonati vedono la luce dentro una macchina speciale.

I giovani vengono vaccinati contro tutta una serie di malattie, ma i loro medici si guardano bene dall’alterare il loro sistema genetico; dicono che il sistema genetico è come un karma, che dipende dal passato dell’individuo; se viene alterato, le conseguenze non sono prevedibili.


Religione
Per loro, la religione è alla base di tutto, vedono Dio nel più piccolo degli insetti, sostengono che l’universo è stato creato, e che Dio vi si trova in ogni parte. La loro religione non è piena di rituali come le nostre, per loro si tratta soprattutto di un sentimento profondo, che non ha bisogno di esteriorità. Tipicamente eseguono i loro riti tre volte al- l’anno, e, in casi eccezionali, quando sentono la necessità di un supporto particolare. In queste circostanze, si riuniscono a cerchio, e cantano particolari inni, simili a quelli buddisti; al centro del cerchio c’è una colonna di cristallo, con una placca metallica alTintemo, non oro né argento, ma qualche cosa di intermedio. Col procedere della cerimonia, la placca inizia a sollevarsi alTintemo della colonna; quando giunge ad una certa altezza, essi iniziano a chiedere a Dio ciò di cui sentono bisogno; allora la placca emette un lampo, e ricade dentro la colonna. Una volta mi è capitato di assistere ad uno di questi riti: sembrava un gioco di ragazzi, ma era tutt’altro, grazie alla loro profonda religiosità, che non richiede particolari esteriorità.

Missione e CTR
La loro missione sulla Terra consiste nel badare a questo pianeta, senza però interferire; mi dissero che in un paio di occasioni avevano dovuto impedire una guerra atomica, e che per fare ciò avevano tramutato gli elementi fissili dentro le testate nucleari in elementi più leggeri, così che una reazione atomica diventava impossibile. Un’altra cosa che mi dissero, e che io non mi sarei immaginato, è che essi ricevono in continuazione messaggi via radio, da terrestri che vorrebbero entrare in contatto con loro, ma che la cosa è inutile, perché sono i nostri amici a scegliere chi contattare. Mi hanno parlato anche dei messaggi inviati nello spazio dalle nostre potenze (USA ed URSS in particolare), dicendo che anche questi erano inutili, perché avrebbero dovuto viaggiare un’infinità di tempo prima di giungere a pianeti abitati, e che comunque loro conoscevano già tutto di noi.

I CTR sono sostanzialmente all’opposto: essi adorano la scienza, e solo essa, e quindi sono molto lucidi e freddi; se ritengono di ottenere un vantaggio distruggendo qualcuno, lo fanno senza la minima esitazione. Essi hanno una sorta di “etica scientifica”, e questo nome spiega il loro comportamento. Siamo stati noi a scegliere la sigla CTR, dall’italiano “Contrari”; i nostri amici li chiamano “i nostri fratelli nemici”. Spesso, quando si muovevano nel nostro ambiente, i CTR usavano delle Mercedes blu scuro, modello diplomatico, cioè automobili molto grosse, con quattro di loro all’intemo. Una volta Dimpietro mi aveva detto: “Se te ne capita l’occasione, prova a misurare una delle loro Mercedes, e scoprirai che sono una decina di centimetri più lunghe e più larghe del modello convenzionale.” Sulla fiancata di una di queste macchine avevo notato molte piccole strutture a rete, e Dimpietro mi spiegò che si trattava di armi; un’altra arma si trovava sul retro, somigliava ad una piccola piastra metallica circolare, con molti forellini tufi’attorno; attraverso questi buchi sarebbe uscito un gas letale per gli esseri umani. Anche i CTR somigliavano ad uomini convenzionali, di solito erano calvi, e i loro corpi puzzavano leggermente di catrame.

Gli amici ci dicevano che c’erano anche altri popoli che giungevano sul nostro pianeta; alcuni di questi esseri erano una via di mezzo fra l’uomo e la scimmia, quasi animali sulla via dell’evoluzione, ed una volta mi hanno mostrato foto di questi esseri. Sostengono comunque che un’evoluzione alla Darwin non può aver luogo: una scimmia resterà sempre una scimmia, un uomo sempre un uomo; mai una scimmia diventerà un uomo.

Alcuni loro insegnamenti

Essi chiamano il nostro pianeta il “Centro universale per la redenzione”, in quanto sostengono che le anime che si incarnano qui da noi sono quelle che ancora devono concludere la loro evoluzione. Per questo motivo qui ci sono tante sofferenze, ma al tempo stesso tanti successi possono avere luogo. Per di più, la Terra è uno dei pianeti più belli e più completi. La sua storia è assai più lunga di quella che noi conosciamo, ci sono state molte più civiltà di quanto raccontino i nostri libri.

Antiche civiltà terrestri
L’America meridionale è stata la culla di una civiltà assai avanzata, ben prima degli Egiziani; avevano una forte etica, ma al contempo avevano raggiunto alti livelli nella scienza e tecnologia, al punto che erano in grado di controllare le loro macchine per via telepatica. L’ambizione, la vanità, la voglia di potere colpirono anche lì, sfortunatamente, e tutto andò in malora. Una cosa del genere non è successa una volta sola, ma in più di una circostanza. Gli amici mi avevano mostrato una mappa della Terra risalente ad un’epoca anteriore a quella dei dinosauri. La così detta “Età della pietra” non marca l’inizio della nostra civiltà, anzi si tratta dell’ultima (in ordine di tempo) fine di una civiltà evoluta, a valle della sua autodistruzione, allorché i sopravvissuti avevano dovuto ripartire da zero.

Gli amici spesso dicevano che i nostri scienziati si comportano in modo strano: spesso ottengono risultati importanti, ma sono incapaci di andare oltre, perché sono loro stessi a porsi dei limiti. Come può essere che nell’universo, nell’infinito, esistano limitazioni? I nostri scienziati si comportano come un vetraio che usi un vero diamante prezioso per fare il suo lavoro, usando uno strumento di valore su una sostanza meno nobile. I nostri migliori ingegneri sono come dei mistici della tecnologia, che mettono la loro scienza in cima a tutto e, nel così fare, bloccano ogni possibilità di ulteriore evoluzione delle loro scoperte. I nostri amici hanno anche macchine invisibili, il cui solo concetto sembrerebbe assurdo ai nostri scienziati.

Sostenevano che il fare del bene non è un dovere, ma una necessità. Quando gli uomini sono convinti sinceramente nel fare del bene, senza altri fini, non possono mai essere tristi, e quello sarebbe l’atto di nascita di un nuovo Rinascimento. Per di più un tale sforzo non costerebbe assolutamente niente, non ci sono soldi da spendere, libri da comprare, corsi da seguire, al fine di illuminarsi; basta volerlo.

Libero arbitrio
Circa il libero arbitrio, gli amici sostengono che esso esiste, ma c’è anche una condizione universale, a causa della quale tutto ciò che dovrà accadere è già stabilito, e quando anche la più piccola cosa ha luogo, determina un’infinità di effetti futuri, anche in un futuro assai lontano. Quindi, per poter fare uso cosciente del libero arbitrio, uno dovrebbe essere perfettamente consapevole di tutte le conseguenze delle sue azioni, e soprattutto essere capace di imporsi delle limitazioni, al fine di ridurre gli effetti propagati che deriveranno dalla sua azione. Ma è assai raro che qualcuno si comporti in questo modo, e quindi ci si illude di essere liberi nelle proprie azioni; in realtà non lo si è, perché non si riescono a capire le limitazioni che ci vincolano a seguito di questa incapacità di comprendere.

I pianeti dei W56 sono distribuiti parte nella nostra galassia, parte in un’altra galassia, che essi chiamano la “Galassia blu”[2], a seguito del colore di alcuni filamenti al suo interno. Una volta chiesi loro se nell’universo ci fossero essi solo, o magari anche altri popoli. “Noi amiamo la vostra Terra, è meravigliosa; fra i nostri pianeti ce n’è qualcuno che le somiglia, ma nessuno è così bello. Purtroppo l’uomo la sta rovinando; dall’alto possiamo vedere tante chiazze, come sulla testa di un uomo che sta diventando calvo. Per quel che concerne la civiltà, devo dire che sulla Terra ce n’è ben poca. Avete avuto ispirati, mistici, santi, è stato un po’ come se il Centro Universale, l’Entità Suprema abbia voluto dedicare una particolare attenzione al vostro pianeta; a proposito, voi conoscete solo una piccola parte della storia, e avete solo vaghe sensazioni circa ciò che manca. Posso dirti che anche nell’antichità, di cui voi siete del tutto ignoranti, Dio ha prestato una particolare attenzione a questo pianeta, ma i terrestri non sono mai stati in grado di approfittarne. Pensando ad esempio al buddismo, non avete ancora capito che si tratta solo di uno strumento per aprire la propria mente a livelli superiori, che allorché uno raggiunge il Nirvana si trova nella situazione ottimale per aprirsi all’infinito. Tutte le tecnicalità che esistono nelle vostre varie religioni sono solo strumenti che rendono le vostre menti e i vostri corpi più aperti alla luce che viene dall’alto, una luce che illumina tutti, ma che pochissimi notano.”

L’uomo è universale
“Ci sono anche altri popoli oltre a noi, a vari livelli di civiltà, ma l’uomo è universale: si possono trovare piccole varianti, da una razza all’altra. Anche fra di noi hai visto che ci sono persone molto alte (io stesso ad esempio), ma anche molto basse; ci possono essere differenze nel colore della pelle, ci sono persone la cui carne è praticamente trasparente, ma, ripeto, praticamente ogni civiltà è fatta di uomini. In alcuni pianeti ci sono animali che sembrano come uomini, un po’ come le vostre scimmie; ma ricordati che tra un milione di anni le scimmie saranno ancora scimmie; la teoria secondo cui l’uomo è un’evoluzione delle scimmie è totalmente falsa. Una tale evoluzione fisica semplicemente non può aver luogo, e i vostri biologi che credono di aver ricostruito il percorso, ad esempio, dall’eohippus fino al cavallo, hanno torto marcio: una razza, qualunque razza, non viene mai modificata, se non per motivi del tutto casuali, e tipicamente quando ciò accade si ha una degenerazione.”

“La nostra gente ha avuto molti alti e bassi, in diverse circostanze sono stati sul punto di autodistruggersi, ma fortunatamente siamo sempre stati in grado di superare il rischio. Molti altri popoli pongono al primo posto la scienza e la tecnologia, e quindi dimenticano che l’uomo è soprattutto anima; se uno si dimentica di questo concetto basilare, corre dei seri rischi. E successo anche a noi, ma siamo stati in grado di salvare la situazione. Dobbiamo ringraziare le forze che tengono assieme l’universo, abbiamo trovato un grande aiuto in esse, ed ora siamo ad un alto livello sul cammino evolutivo, non nell’evoluzione dei nostri corpi (o almeno solo in parte) ma in quello delle nostre anime. Ci sono molti popoli nella nostra confederazione, e non tutti sono al medesimo livello; quelli che si sono basati unicamente sulla tecnica sono degenerati, o addirittura scomparsi, perché se si basa tutta una società sulla scienza si deve porre grande attenzione nell’impedire che qualche cosa vada storto e, se ciò accade, si è perduti. Sfortunatamente voi state andando in questa direzione, e quindi avrete dei seri problemi nel futuro. C’è poi ancora un altro problema con voi, il denaro. Potreste risolvere molte delle vostre difficoltà ambientali, ma potentati economici impediscono che vengano adottate soluzioni valide.”

Quest’ultima affermazione deve essere vera perché, a parte le mie esperienze personali, ho conosciuto un paio di persone che, dietro suggerimento da parte degli amici, andarono a Namibia, in Sud Africa, per sperimentare un nuovo tipo di motore, e dopo un paio di mesi non se ne è saputo più nulla.

“Dato che l’uomo è universale, a parte qualche dettaglio secondario, tutti respirano ossigeno, perché tutti i pianeti abitati hanno dell’ossigeno nell’atmosfera, magari in differenti percentuali; non troviamo grosse difficoltà a passare da un ambiente all’altro, e quindi non è stato un vero problema venire qui. Come sai (qui è Ljufur che parla) Dimpietro si è adattato così bene al vostro ambiente che ha anche adottato le vostre abitudini ed i vostri gusti.” Dimpietro in effetti era innamorato del nostro modo di vivere, anche se non indulgeva in attività peccaminose o dissolute; fumava sigari, beveva tanto caffè (caffè all’italiana!), apprezzava ogni tipo di musica, amava guardare i giovani danzare, e anche lui spesso ballava; al contrario non gli piaceva la nostra spazzatura morale, la nostra mania di mettere il sesso in ogni cosa.

Pericolosità dell'alimentazione a base di carne
Comunque Dimpietro ed i W56, pur apprezzando il nostro modo di vivere, erano anche disposti a perdonare alcune delle nostre cattive abitudini, almeno finché non entravano in conflitto con l’ambiente o con noi stessi. Per esempio, Dimpietro era un forte fumatore, ma al contempo assumeva qualche cosa che gli purificava i polmoni nel giro di un paio d’ore quindi, dal suo punto di vista, il fumare non era un’attività degenerativa. Solo di rado mangiava carne, e solo per il gusto di fare una nuova esperienza, pur sapendo che la carne avrebbe danneggiato il suo organismo ma, al solito, subito dopo prendeva qualcosa che lo purificava. A parte il rischio di essere avvelenati dalla carne, i W56 di solito non mangiavano carne perché amavano gli animali, qualunque tipo di animale, e quindi non potevano tollerare di pensare di mangiare carne animale, allo stesso modo che noi non possiamo pensare di mangiare carne umana. La carne è pericolosa anche per noi; ho visto uccidere le bestie in un mattatoio, e so che, qualunque precauzione sia presa, gli animali sono terrorizzati e quando noi mangiamo la loro carne assumiamo anche un po’ dei semi di male generati da questo terrore; poi non posso pensare di mangiare animali uccisi secondo i rituali ebraici o islamici, che indulgono nello spaventare le povere vittime.

Secondo loro, la morte non è la fine del processo vitale; le nostre religioni sostengono che l’anima sopravvive quando un uomo muore, ma gli amici sostenevano che qualcosa sopravvive anche quando muore un animale o una pianta, e che questa entità che si mantiene è di livello tanto più alto quanto maggiore era la vicinanza dell’essere vivente all’uomo. Queste entità tendono ad organizzarsi assieme e giocano un ruolo importante nel futuro della specie. La riproduzione non è dovuta unicamente ai semi, è anche influenzata da questo tipo di entità; dietro ogni fenomeno fisico c’è un’azione invisibile che noi, uomini di questa Terra, siamo incapaci di vedere.

Limiti al loro intervento
Uno potrebbe domandarsi perché loro non abbiano fatto qualcosa per sollevarci dalle nostre miserie sia fisiche che morali; in effetti questo sarebbe stato un compito impossibile anche per loro: siamo troppo lontani, e per cambiare il nostro modo di pensare nel loro essi avrebbero dovuto annullare la nostra identità, e quindi sarebbe stata distrutta. Questo non può esser fatto su larga scala, perché ne verremmo distrutti, così come è capitato alla gente del Sud America quando sono arrivati i Conquistadores. Il loro progetto era di radunare un piccolo gruppo di gente illuminata dentro la mia villa, e di istruirli in modo tale che essi a loro volta potessero agire come istruttori dei loro amici e così, poco per volta, i nostri atteggiamenti sarebbero cambiati, ma sfortunatamente questo piano andò in pezzi, principalmente a causa dell’incapacità di molti di noi a cooperarvi.

Sostenevano che la nostra civiltà sta correndo verso la follia: stiamo distruggendo l’ambiente, il verde, gli animali; quel poco che la nostra scienza è capace di salvare può forse essere utile per risolvere alcuni dei nostri problemi, ma spesso è causa di nuovi problemi, di nuove malattie. Ciò che stiamo facendo nei campi della medicina e della genetica è poi pazzia assoluta secondo loro, e in un futuro non molto lontano ci troveremo a pagare le conseguenze dei nostri atteggiamenti, i nostri amici lo sapevano ed erano molto tristi per questo. Sono venuti qua per fare del loro meglio per aiutarci, noi non eravamo nella posizione di dire loro che cosa dovevano fare, perché avevamo solo un vago sentore circa i loro progetti, e sono sicuro che se qualcosa di diverso potrà esser fatto, nel futuro loro ci proveranno. Mi avevano detto che il nostro è uno dei posti più belli di tutta la galassia, ci sono altri bei posti qua e là ma la Terra è realmente particolare, da un punto di vista morale, psichico, umano. E molto piacevole guardare alla nostra Terra specialmente da lontano. Purtroppo la vegetazione sta venendo distrutta; i nostri alberi ci danno ioni, balsami, purificano la nostra atmosfera, e noi li disprezziamo e distruggiamo solo per avere del legno, come se uccidessimo qualcuno per disporre del suo corpo.

Grosso modo, secondo loro, il numero di contatti fra loro e i terrestri si aggira sul 5% del numero totale di avvistamenti da parte nostra.

Una volta chiesi loro se conoscessero alcunché circa il Piccolo Popolo, quelli che chiamiamo Elfi, Gnomi e simili. “Naturalmente essi esistono - mi risposero - ma si nascondono perché hanno paura; sono alti 35÷40 centimetri; sono molto simpatici, allegri, giocherelloni, parlando in generale sono un popolo semplice. Durante il Medio Evo essi si sentivano meno minacciati da voi, e quindi si vedevano più spesso che oggi. Sono del tutto innocui: ci sono anche degli alieni così piccoli.”

Per finire cito la trascrizione di una mia conversazione con uno dei signori, avvenuta al bar (il termine è assolutamente diminutivo!) Zanarini di Bologna, nel maggio del ’67, laddove fornisco spiegazioni di matematica al mio interlocutore (in realtà solo nella terminologia). Pensavo che fosse rimasta segreta, ma, avendone data una copia qua, una là, ho scoperto che è divenuta di dominio pubblico, per cui ormai non mi preoccupo più di tanto. Mi si consenta al solito qualche censura nel testo. Al solito, “U” sta per il sottoscritto, “W” per il mio interlocutore. Per motivi su cui non è il caso di dilungarsi, l’originale è stato in italiano, poi è stato tradotto in russo, e quindi riportato di nuovo in italiano.

W: Comunque i CTR sono il risultato di un esperimento che ha superato le possibilità di controllo. Sono automi, nel senso pieno del termine, anche se hanno iniziato ormai da secoli un’attività di riproduzione biologica. Per voi a questo punto non è più possibile distinguere fra un automa ed un essere naturale.
U: In che senso?
W: Probabilmente puoi concepire il fatto che un corpo umano sintetizzato, con una coscienza ed una volontà impressa dall’esterno su una struttura precedentemente amorfa sia un automa. Ma i pronipoti di quest’essere secondo te sono ancora automi o no?
U: E tutti noi siamo o no automi pre-programmati?
W: Vedo che hai capito in che direzione sta il centro del problema. In effetti, in base alle nostre conoscenze biologiche e non c’è una parola che conosca nella vostra lingua diciamo animistiche, è possibile distinguere gli esseri naturali originali dalle discendenze di automi. Tutti noi siamo stati originati all’inizio come automi programmati. In un certo senso, parlando con Bruno, ho verificato che esiste una traccia di questo concetto in una branca dello Yoga, non ricordo quale.
U: Il Raja Yoga, e, prima ancora, il Bhagavad Gita.
W: Non conosco i nomi, quindi non ti posso rispondere. Comunque è chiaro che in un certo senso ci siamo noi stessi auto-programmati, in quanto noi partecipiamo dell’essenza di Dio. I CTR (e, per la cronaca, non solo loro) sono invece, e restano, creature artificiali, anche se a livello fisiologico nessuno dei vostri medici sarebbe in grado di distiguerli. In effetti, non c’è nulla di fisico che permetta di stabilire se un organismo è un discendente di automi originariamente artificiali o meno. I CTR, o Weiros come vengono anche chiamati, sono quindi una razza artificiale. Il loro scopo è cercare di colmare la lacuna che li separa dalle razze naturali, e di conseguenza stanno studiando. Per quanto ne so, fino ad oggi sono solo riusciti a capire che esiste il problema, ma non hanno ancora individuato dove si trova, come hai fatto tu prima.
U: E perché vi combattono?
W: In realtà non combattiamo, non consideriamo questa una guerra, anche perché non è possibile l’esistenza di uno stato di guerra fra creature naturali.
U: Sarebbe simpatico che ti sentissero un po’ dei nostri generali.
W: Infatti fra di noi esiste sul vostro conto una curiosità maggiore di quella che avete voi per i vostri UFO. Comunque, tornando ai CTR, il loro scopo è di cercare di risolvere un problema di cui non conoscono il testo. Per loro la cosa è, letteralmente, di vitale importanza, e di conseguenza non si arrestano dinanzi a nessuna difficoltà. Ormai hanno raggiunto una cultura a livello biologico estremamente superiore alla vostra, anche se noi continuiamo a saperne di più, non foss’altro perché siamo stati noi a creare i CTR.
U: Come sarebbe a dire?
W: L’esperimento che ha dato origine a questi automi è stato messo in piedi da un uomo naturale, il quale, purtroppo, è morto nel tentativo di bloccare la cosa. Quindi i CTR sono “figli dell’uomo”, come dice un brano della Bibbia che mi ha fatto leggere Bruno.
U: E l’uomo è figlio di Dio.
W: No, l’uomo è Dio. E parte di Dio, il quale non è nemmeno in parte non uomo. Non esiste alcuna caratteristica di Dio che sia aliena dalle caratteristiche umane, non, naturalmente, a livello fisico.
U: Credo di capire. Sempre il Raja Yoga.
W: Sì, o quello, o qualche cosa di simile. Comunque, per schematizzare, restiamo a Dio, uomini, e CTR. La conoscenza biologica di costoro per voi sarebbe stupefacente. Basta che pensi alle Idre, e ti rendi conto che, in qualche senso, la loro biologia va al di là della morte fisica, il punto dove finisce la vostra scienza medica. Però manca loro la capacità di comprendere che cosa manca per fare il salto finale. E l’unico modo che possono avere, per scoprirlo, è studiare. E l’unica cosa che possono studiare sono gli uomini. In pratica, quindi, loro tentano di compiere esperimenti sugli uomini che sono tanto deboli da non potersi difendere, o da non rendersi nemmeno conto che si trovano in una situazione di pericolo, e che quindi devono difendersi. Ad esempio voi. Gli uomini che si rendono conto del problema, noi ed i nostri simili, tentano di impedire che si nuoccia a loro stessi ed ai loro simili. Ecco quella che voi chiamate guerra. In realtà, invece, è come quando voi riempite l’aria di veleni vaporizzati per evitare gli insetti. Pensa a degli insetti con capacità tecnologiche vicine alle vostre, ed avrai un’idea della situazione. Fortunatamente, la nostra cultura è nettamente superiore alla loro, quindi riusciamo a mantenere il predominio. Però, ai nostri livelli, anche una piccola differenza in tecnologia comporta un divario enorme, se misurato nei vostri termini, e comunque, la fazione più debole è pur sempre estremamente più potente di quanto non possiate essere voi. I nostri antenati hanno già preso contatto con i vostri. Molte delle cose che dicono le vostre religioni sono state originate da noi. La lotta fra il bene ed il male è come la rappresentano i vostri frati, non come dicono i vostri preti. Non è male, di per sé, uccidere un uomo. Diventa un male se si inquadra questa azione in una deviazione fra quelle che sono le caratteristiche umane teoriche e quelle che potrebbero diventare caratteristiche alla CTR maniera. Il male, come lo dipingono i vostri preti, non esiste, perché è estraneo alla natura umana. Solo quando un uomo tenta di abbandonare, in tutto o in parte, questa natura, allora si avvicina alle caratteristiche dei CTR e dei loro simili. E questo è male, in contrapposizione a bene. Il dualismo c’è fra chi è umano e chi non lo è. Voi avete chiamato bene il primo e male il secondo, e questo è tutto.
U: Sì, è abbastanza allineato con le filosofie di cui parlavo prima. Comunque, in un paio di occasioni hai lasciato intendere che non ci sono solo i CTR.
W: Verissimo. O, se preferisci, bisogna intendersi sui termini. Se con CTR intendiamo la gente contro cui stiamo lottando in questo momento, quelli che hanno ucciso la figlia del tuo amico, bene, allora non ci sono solo loro. Se invece con il termine ci riferiamo a tutte le razze non naturali, d’accordo, sono tutte più o meno analoghe, quindi sono tutte CTR.
U: E le razze naturali?
W: Ce ne sono di molti tipi, anche se quella umana in senso stretto è di gran lunga la più diffusa. Molte razze sono leggere variazioni rispetto a quella umana classica.
U: Gli esseri con il sangue giallo.
W: No, quelli sono, se vuoi, una mutazione forzata. Sono stati loro a modificare la loro fisiologia. Esistono invece, ad esempio, i diafani, che sono così da sempre, almeno per quanto se ne sa. Poi ci sono razze decisamente diverse, a livello fisiologico. Ti stupiresti se ti dicessi che sulla Terra esiste una razza non umana di cui voi non vi siete mai accorti.
U: E chi sono?
W: La curiosità è femmina, dite voi.
U: Be’, permetterai che uno si incuriosisca a questo punto.
W: Una delle vostre lingue che mi piace molto è il latino. C’è un proverbio che sarebbe un’ottima risposta, a questo punto, però non lo ricordo. A parte gli scherzi, queste due razze hanno coabitato da tempo immemore senza darsi fastidio, anche perché sarebbe estremamente difficile per voi avere relazione con loro. Non c’è motivo per cambiare questo stato di cose, anzi può essere dannoso.
U: Loro sanno di noi?
W: Sì, ma non intervengono. Non ti preoccupare, la mia era poco più che una battuta. Visto che non esistono praticamente interferenze, è come se gli altri non esistessero.
U: D’accordo, so riconoscere quando è inutile insistere. Poi?
W: Poi esistono razze ancora umane, ma situate in livelli dimensionali diversi dai vostri, per cui, ancora, per voi è come se non esistessero.
U: Mi puoi fare un esempio di una razza non umana?
W: Il circo equestre dei mostri, eh? Sarai deluso, perché non umano significa con fisiologia totalmente non paragonabile. Pensa ad una roccia. Potresti concepirla come una razza?
U: Sì, in quanto è classificabile. Posso dire che un oggetto è una roccia e che un altro non lo è.
W: Ma io parlo di razze, non di nomi. Una roccia può essere un esemplare di una razza se ha coscienza di sè, se ha volontà. Un sasso non è una razza, anche se esistono razze i cui esemplari sono sassi a tutti gli effetti fisiologici.
U: Nascono e muoiono?
W: Perché ci sia individualità e volontà è necessaria una coesione interna basata su una singolarità o su una pluralità, ma comunque costante. Se tu ti tagli un’unghia, la tua perdita di individualità è del tutto trascurabile. Se il tuo sistema nervoso venisse spezzato a metà, quand’anche l’organismo riuscisse a sopravvivere a livello fisiologico, tu saresti comunque distrutto come entità raziocinante. Lo stesso con questi sassi.
U: Che non sono la razza non umana di cui parlavi prima.
W: No, non c’entrano niente. Quelli che sto chiamando sassi si trovano nello spazio, in una regione limitata vicino ad una stella rossa molto grande.
U: Aldebaran del Toro?
W: Non lo so. In che direzione si trova la stella che stai dicendo?
U: Non lo so. Dovremmo consultare un atlante stellare.
W: Be’, comunque non vedo che cosa te ne possa importare. Se ricordo bene, è una stella che dovrebbe trovarsi oltre 200 anni luce lontano da qui in una direzione di una quindicina di gradi al di sopra del piano dell’orbita della Terra.
U: Non ricordo la distanza di Aldebaran, ma come orientamento dovrebbe essere lei.
W: Voi siete sempre incongruenti. Mi hai fatto un paio di coglioni (sic! N.d.A.) parlandomi di relatività, e poi dai mostra di un comportamento non relativistico. Se i sassi stanno su Aldebaran, o da qualsiasi altra parte, che te ne può importare?
U: Corretto. Sempre e soltanto questione di curiosità. In questa linea, saltando di palo in frasca, che cos’è la bambagia silicea?
W: Che cosa?
U: La bambagia silicea. A volte, in corrispondenza del passaggio di un disco, dal cielo cadono dei filamenti vetrosi, lunghi qualche metro, che tendono a sublimare dopo un po’ di tempo.
W: Che cosa fanno?
U: Dopo un po’ di tempo vaporizzano senza passare precedentemente per uno stato liquido. Da solidi, diventano immediatamente gas, e scompaiono.
W: Non ne ho idea, è un fenomeno nuovo per me. Può darsi che i campi generati dalla campana in qualche modo riescano ad aggregare insieme delle molecole presenti nell’aria, generando quindi questi filamenti. Perché silicea?
U: Perché analizzando questa roba, si è scoperto che sono composti da boro, silicio, magnesio, e non ricordo un quarto elemento, più una parte organica volatile.
W: Per organico intendi molecole lunghe?
U: In un certo senso sì. In chimica, chiamiamo organiche le molecole a base di carbonio, dato che sono tipiche degli organismi viventi.
W: E non sapete che cos’è la vita… D’accordo, non ho idea di che cosa possa essere questa roba, ma se i materiali sono quelli che dici, certamente si tratta di cose raccolte direttamente nell’atmosfera. Le nostre campane non vanno in giro a perdere magnesio e silicio. A meno che…
U: A meno che cosa?
W: Non hai idea di come sia fatta la sostanza organica?
U: No, per quanto ne so, non hanno mai fatto in tempo ad analizzarla.
W: Probabilmente non avete capito niente, come al solito. Voi tendete ad inquadrare qualunque cosa nei vostri schemi mentali, senza domandarvi se non possa esistere una spiegazione al di fuori di questi schemi. Non posso garantirti che questa che sto per darti sia la spiegazione corretta, però di certo non ci avreste mai pensato.
U: Coraggio.
W: Comunque, può darsi che dica delle stupidaggini, perché non conosco nei dettagli la cosa. La chiave potrebbe essere proprio il magnesio. Uno dei gruppi esterni che frequenta la Terra è composto da gente che è estremamente interessata agli insetti.
U: Insetti?
W: Certo. Gli insetti sono un tipo animale assai raro nell’universo. In generale, quando si trovano, sono indizio di un pianeta giovane, in quanto sono una delle prime razze ad apparire, e poi rapidamente scompaiono, non so bene perché.
U: Hanno una struttura fisiologica rudimentale. In particolare, hanno dei grossi problemi di respirazione.
W: Bene. Nel caso della Terra, invece, la situazione è del tutto anomala. Non so, perché non mi occupo di questo, ma credo che la Terra sia l’unico pianeta madre ad avere ancora una nutrita popolazione di insetti. Può darsi che quello che voi chiamate silicea sia il sottoprodotto di un’operazione di indagine ambientale condotta da questa gente. Il magnesio, e voi come al solito non lo sapete, è un poderoso catalizzatore dell’ambiente degli insetti.
U: In che senso?
W: Ha dei vistosi effetti, sia a livello di comportamento, che di stessa sopravvivenza. È il migliore distruttore di razze di insetti che si possa costruire. Nel giro di qualche generazione, gli insetti acquisiscono una mutazione genetica che li distrugge.
U: Una specie del nostro cancro, quindi.
W: Molto alla lontana, non foss’altro che per il fatto che il cancro ve lo procurate voi con la contaminazione dell’ambiente, mentre in questo caso la mutazione è prodotta dall’esterno. Comunque i risultati finali sono proprio una distruzione della razza. Per contro, è possibile compiere delle rilevazioni di comportamento saturando l’ambiente di magnesio, in un modo che non conosco. Penso che la saturazione inibisca l’acquisizione a livello organico, per cui gli unici risultati restano di natura comportamentale. Comunque è solo è un’ipotesi, e non so dirti niente di più. E comunque curioso che non abbia mai sentito parlare di un fenomeno di questo tipo.
U: In effetti si tratta di casi abbastanza rari.
W: Allora rischio di avere ragione.
U: Senti, cambiamo ancora argomento. Com’è la tua vita? Che cosa fai, quali sono le tue aspirazioni, che problemi incontri?
W: Bene, capisco il tuo interesse, e proverò a risponderti, a patto che tu risponda alla stessa domanda dal tuo punto di vista. Per noi la scienza non è un obiettivo importante. Siamo convinti di sapere ormai più che a sufficienza del mondo che ci circonda, per cui i nostri scienziati occupano un ruolo di importanza secondaria nella nostra organizzazione. In un certo senso come i CTR, ci preoccupiamo di fare un salto di qualità. Abbiamo ancora legami con il mondo fisico, molto al di là di quanto ci piacerebbe avere. Questo vale per noi. Ci sono altri gruppi molto più avanti di noi in questa direzione, molti altri molto più indietro, e voi fra questi. Siamo convinti che l’uomo non sia fondamentalmente materia, e quindi stiamo tentando di eliminare questa appendice inutile, confortati in ciò dal sapere che altri ci sono già riusciti. Lo scopo ultimo dell’uomo è Dio, il che è come il serpente delle vostre illustrazioni, che si morde la coda.
U: Ourubus, o qualcosa del genere.
W: Non importa il nome. È chiaro che tendendo a Dio, l’uomo ritrova sé stesso. E questo è ciò che stiamo tentando di fare. Come vedi, fra noi ed i CTR la meta è analoga, con solo un gradino di differenza. Purtroppo noi non abbiamo un gregge di esemplari su cui compiere esperimenti. Quindi, ad esempio, cerchiamo di comprendere come sono organizzate le varie società umane, tentando di ricostruire una struttura comune, che in verità ancora ci sfugge. Per esempio, non riusciamo a capire perché voi, relativamente primitivi, abbiate innate caratteristiche psi che il nostro popolo deve costruirsi attraverso macchine apposite. Che cos’avete di diverso non si sa, ed è una delle cose che stiamo, che sto studiando. In questo momento, sono più io a studiare te che non viceversa.
U: Stai tranquillo, che lo avevo capito da un pezzo. Comunque sento di potere avere fiducia in te, quindi non ho problemi.
W: E allora, rispondi alla tua stessa domanda.
U: Per quel che mi concerne, od in generale dal punto di vista degli abitanti del nostro pianeta?
W: Ti senti in grado di parlare a nome di tutti?
U: Certamente no. Quindi cercherò di esporti le cose dal mio punto di vista. Ritengo che esistano almeno due fasi significative! da un lato l’acquisizione di una conoscenza e di uno stile di vita di cui uno possa ritenersi soddisfatto, d’altro canto l’ottenere uno stato di cose che permetta una tranquilla acquisizione del primo punto. Mi spiego meglio. Ritengo che la ragionevolezza stia più o meno nella direzione che tu dicevi prima, e che io chiamo Bhagavad Gita. E però evidente che per poter giungere a questa conclusione, per potersi muovere di conseguenza, e per poter proseguire l’acquisizione di conoscenza, è necessario che l’attività lavorativa sia tale da permettere sia di avere del tempo libero, sia di spaziare in ambienti culturali significativi. Io ho studiato lingue morte, religioni, filosofìa per riuscire a capire qualche cosa. Tutto sommato sono giunto ad un punto in cui questa chiacchierata più che altro soddisfa una mia pura curiosità, ma, con l’orgoglio che mi porto sempre dietro, non credo mi porterà informazioni significative a livello operativo.
W: Sarei fortemente stupito del contrario. Da un punto di vista assai meschino, è simpatico sentirsi trattare come dèi, ma in definitiva è molto più costruttiva questa chiaccherata dinanzi ad un bicchiere di whisky.
W: Comunque i CTR sono il risultato di un esperimento che ha superato le possibilità di controllo. Sono automi, nel senso pieno del termine, anche se hanno iniziato ormai da secoli un’attività di riproduzione biologica. Per voi a questo punto non è più possibile distinguere fra un automa ed un essere naturale.
U: In che senso?
W: Probabilmente puoi concepire il fatto che un corpo umano sintetizzato, con una coscienza ed una volontà impressa dall’esterno su una struttura precedentemente amorfa sia un automa. Ma i pronipoti di quest’essere secondo te sono ancora automi o no?
U: E tutti noi siamo o no automi pre-programmati?
W: Vedo che hai capito in che direzione sta il centro del problema. In effetti, in base alle nostre conoscenze biologiche e non c’è una parola che conosca nella vostra lingua diciamo animistiche, è possibile distinguere gli esseri naturali originali dalle discendenze di automi. Tutti noi siamo stati originati all’inizio come automi programmati. In un certo senso, parlando con Bruno, ho verificato che esiste una traccia di questo concetto in una branca dello Yoga, non ricordo quale.
U: Il Raja Yoga, e, prima ancora, il Bhagavad Gita.
W: Non conosco i nomi, quindi non ti posso rispondere. Comunque è chiaro che in un certo senso ci siamo noi stessi auto-programmati, in quanto noi partecipiamo dell’essenza di Dio. I CTR (e, per la cronaca, non solo loro) sono invece, e restano, creature artificiali, anche se a livello fisiologico nessuno dei vostri medici sarebbe in grado di distiguerli. In effetti, non c’è nulla di fisico che permetta di stabilire se un organismo è un discendente di automi originariamente artificiali o meno. I CTR, o Weiros come vengono anche chiamati, sono quindi una razza artificiale. Il loro scopo è cercare di colmare la lacuna che li separa dalle razze naturali, e di conseguenza stanno studiando. Per quanto ne so, fino ad oggi sono solo riusciti a capire che esiste il problema, ma non hanno ancora individuato dove si trova, come hai fatto tu prima.
U: E perché vi combattono?
W: In realtà non combattiamo, non consideriamo questa una guerra, anche perché non è possibile l’esistenza di uno stato di guerra fra creature naturali.
U: Sarebbe simpatico che ti sentissero un po’ dei nostri generali.
W: Infatti fra di noi esiste sul vostro conto una curiosità maggiore di quella che avete voi per i vostri UFO. Comunque, tornando ai CTR, il loro scopo è di cercare di risolvere un problema di cui non conoscono il testo. Per loro la cosa è, letteralmente, di vitale importanza, e di conseguenza non si arrestano dinanzi a nessuna difficoltà. Ormai hanno raggiunto una cultura a livello biologico estremamente superiore alla vostra, anche se noi continuiamo a saperne di più, non foss’altro perché siamo stati noi a creare i CTR.
U: Come sarebbe a dire?
W: L’esperimento che ha dato origine a questi automi è stato messo in piedi da un uomo naturale, il quale, purtroppo, è morto nel tentativo di bloccare la cosa. Quindi i CTR sono “figli dell’uomo”, come dice un brano della Bibbia che mi ha fatto leggere Bruno.
U: E l’uomo è figlio di Dio.
W: No, l’uomo è Dio. E parte di Dio, il quale non è nemmeno in parte non uomo. Non esiste alcuna caratteristica di Dio che sia aliena dalle caratteristiche umane, non, naturalmente, a livello fisico.
U: Credo di capire. Sempre il Raja Yoga.
W: Sì, o quello, o qualche cosa di simile. Comunque, per schematizzare, restiamo a Dio, uomini, e CTR. La conoscenza biologica di costoro per voi sarebbe stupefacente. Basta che pensi alle Idre, e ti rendi conto che, in qualche senso, la loro biologia va al di là della morte fisica, il punto dove finisce la vostra scienza medica. Però manca loro la capacità di comprendere che cosa manca per fare il salto finale. E l’unico modo che possono avere, per scoprirlo, è studiare. E l’unica cosa che possono studiare sono gli uomini. In pratica, quindi, loro tentano di compiere esperimenti sugli uomini che sono tanto deboli da non potersi difendere, o da non rendersi nemmeno conto che si trovano in una situazione di pericolo, e che quindi devono difendersi. Ad esempio voi. Gli uomini che si rendono conto del problema, noi ed i nostri simili, tentano di impedire che si nuoccia a loro stessi ed ai loro simili. Ecco quella che voi chiamate guerra. In realtà, invece, è come quando voi riempite l’aria di veleni vaporizzati per evitare gli insetti. Pensa a degli insetti con capacità tecnologiche vicine alle vostre, ed avrai un’idea della situazione. Fortunatamente, la nostra cultura è nettamente superiore alla loro, quindi riusciamo a mantenere il predominio. Però, ai nostri livelli, anche una piccola differenza in tecnologia comporta un divario enorme, se misurato nei vostri termini, e comunque, la fazione più debole è pur sempre estremamente più potente di quanto non possiate essere voi. I nostri antenati hanno già preso contatto con i vostri. Molte delle cose che dicono le vostre religioni sono state originate da noi. La lotta fra il bene ed il male è come la rappresentano i vostri frati, non come dicono i vostri preti. Non è male, di per sé, uccidere un uomo. Diventa un male se si inquadra questa azione in una deviazione fra quelle che sono le caratteristiche umane teoriche e quelle che potrebbero diventare caratteristiche alla CTR maniera. Il male, come lo dipingono i vostri preti, non esiste, perché è estraneo alla natura umana. Solo quando un uomo tenta di abbandonare, in tutto o in parte, questa natura, allora si avvicina alle caratteristiche dei CTR e dei loro simili. E questo è male, in contrapposizione a bene. Il dualismo c’è fra chi è umano e chi non lo è. Voi avete chiamato bene il primo e male il secondo, e questo è tutto.
U: Sì, è abbastanza allineato con le filosofie di cui parlavo prima. Comunque, in un paio di occasioni hai lasciato intendere che non ci sono solo i CTR.
W: Verissimo. O, se preferisci, bisogna intendersi sui termini. Se con CTR intendiamo la gente contro cui stiamo lottando in questo momento, quelli che hanno ucciso la figlia del tuo amico, bene, allora non ci sono solo loro. Se invece con il termine ci riferiamo a tutte le razze non naturali, d’accordo, sono tutte più o meno analoghe, quindi sono tutte CTR.
U: E le razze naturali?
W: Ce ne sono di molti tipi, anche se quella umana in senso stretto è di gran lunga la più diffusa. Molte razze sono leggere variazioni rispetto a quella umana classica.
U: Gli esseri con il sangue giallo.
W: No, quelli sono, se vuoi, una mutazione forzata. Sono stati loro a modificare la loro fisiologia. Esistono invece, ad esempio, i diafani, che sono così da sempre, almeno per quanto se ne sa. Poi ci sono razze decisamente diverse, a livello fisiologico. Ti stupiresti se ti dicessi che sulla Terra esiste una razza non umana di cui voi non vi siete mai accorti.
U: E chi sono?
W: La curiosità è femmina, dite voi.
U: Be’, permetterai che uno si incuriosisca a questo punto.
W: Una delle vostre lingue che mi piace molto è il latino. C’è un proverbio che sarebbe un’ottima risposta, a questo punto, però non lo ricordo. A parte gli scherzi, queste due razze hanno coabitato da tempo immemore senza darsi fastidio, anche perché sarebbe estremamente difficile per voi avere relazione con loro. Non c’è motivo per cambiare questo stato di cose, anzi può essere dannoso.
U: Loro sanno di noi?
W: Sì, ma non intervengono. Non ti preoccupare, la mia era poco più che una battuta. Visto che non esistono praticamente interferenze, è come se gli altri non esistessero.
U: D’accordo, so riconoscere quando è inutile insistere. Poi?
W: Poi esistono razze ancora umane, ma situate in livelli dimensionali diversi dai vostri, per cui, ancora, per voi è come se non esistessero.
U: Mi puoi fare un esempio di una razza non umana?
W: Il circo equestre dei mostri, eh? Sarai deluso, perché non umano significa con fisiologia totalmente non paragonabile. Pensa ad una roccia. Potresti concepirla come una razza?
U: Sì, in quanto è classificabile. Posso dire che un oggetto è una roccia e che un altro non lo è.
W: Ma io parlo di razze, non di nomi. Una roccia può essere un esemplare di una razza se ha coscienza di sè, se ha volontà. Un sasso non è una razza, anche se esistono razze i cui esemplari sono sassi a tutti gli effetti fisiologici.
U: Nascono e muoiono?
W: Perché ci sia individualità e volontà è necessaria una coesione interna basata su una singolarità o su una pluralità, ma comunque costante. Se tu ti tagli un’unghia, la tua perdita di individualità è del tutto trascurabile. Se il tuo sistema nervoso venisse spezzato a metà, quand’anche l’organismo riuscisse a sopravvivere a livello fisiologico, tu saresti comunque distrutto come entità raziocinante. Lo stesso con questi sassi.
U: Che non sono la razza non umana di cui parlavi prima.
W: No, non c’entrano niente. Quelli che sto chiamando sassi si trovano nello spazio, in una regione limitata vicino ad una stella rossa molto grande.
U: Aldebaran del Toro?
W: Non lo so. In che direzione si trova la stella che stai dicendo?
U: Non lo so. Dovremmo consultare un atlante stellare.
W: Be’, comunque non vedo che cosa te ne possa importare. Se ricordo bene, è una stella che dovrebbe trovarsi oltre 200 anni luce lontano da qui in una direzione di una quindicina di gradi al di sopra del piano dell’orbita della Terra.
U: Non ricordo la distanza di Aldebaran, ma come orientamento dovrebbe essere lei.
W: Voi siete sempre incongruenti. Mi hai fatto un paio di coglioni (sic! N.d.A.) parlandomi di relatività, e poi dai mostra di un comportamento non relativistico. Se i sassi stanno su Aldebaran, o da qualsiasi altra parte, che te ne può importare?
U: Corretto. Sempre e soltanto questione di curiosità. In questa linea, saltando di palo in frasca, che cos’è la bambagia silicea?
W: Che cosa?
U: La bambagia silicea. A volte, in corrispondenza del passaggio di un disco, dal cielo cadono dei filamenti vetrosi, lunghi qualche metro, che tendono a sublimare dopo un po’ di tempo.
W: Che cosa fanno?
U: Dopo un po’ di tempo vaporizzano senza passare precedentemente per uno stato liquido. Da solidi, diventano immediatamente gas, e scompaiono.
W: Non ne ho idea, è un fenomeno nuovo per me. Può darsi che i campi generati dalla campana in qualche modo riescano ad aggregare insieme delle molecole presenti nell’aria, generando quindi questi filamenti. Perché silicea?
U: Perché analizzando questa roba, si è scoperto che sono composti da boro, silicio, magnesio, e non ricordo un quarto elemento, più una parte organica volatile.
W: Per organico intendi molecole lunghe?
U: In un certo senso sì. In chimica, chiamiamo organiche le molecole a base di carbonio, dato che sono tipiche degli organismi viventi.
W: E non sapete che cos’è la vita… D’accordo, non ho idea di che cosa possa essere questa roba, ma se i materiali sono quelli che dici, certamente si tratta di cose raccolte direttamente nell’atmosfera. Le nostre campane non vanno in giro a perdere magnesio e silicio. A meno che…
U: A meno che cosa?
W: Non hai idea di come sia fatta la sostanza organica?
U: No, per quanto ne so, non hanno mai fatto in tempo ad analizzarla.
W: Probabilmente non avete capito niente, come al solito. Voi tendete ad inquadrare qualunque cosa nei vostri schemi mentali, senza domandarvi se non possa esistere una spiegazione al di fuori di questi schemi. Non posso garantirti che questa che sto per darti sia la spiegazione corretta, però di certo non ci avreste mai pensato.
U: Coraggio.
W: Comunque, può darsi che dica delle stupidaggini, perché non conosco nei dettagli la cosa. La chiave potrebbe essere proprio il magnesio. Uno dei gruppi esterni che frequenta la Terra è composto da gente che è estremamente interessata agli insetti.
U: Insetti?
W: Certo. Gli insetti sono un tipo animale assai raro nell’universo. In generale, quando si trovano, sono indizio di un pianeta giovane, in quanto sono una delle prime razze ad apparire, e poi rapidamente scompaiono, non so bene perché.
U: Hanno una struttura fisiologica rudimentale. In particolare, hanno dei grossi problemi di respirazione.
W: Bene. Nel caso della Terra, invece, la situazione è del tutto anomala. Non so, perché non mi occupo di questo, ma credo che la Terra sia l’unico pianeta madre ad avere ancora una nutrita popolazione di insetti. Può darsi che quello che voi chiamate silicea sia il sottoprodotto di un’operazione di indagine ambientale condotta da questa gente. Il magnesio, e voi come al solito non lo sapete, è un poderoso catalizzatore dell’ambiente degli insetti.
U: In che senso?
W: Ha dei vistosi effetti, sia a livello di comportamento, che di stessa sopravvivenza. È il migliore distruttore di razze di insetti che si possa costruire. Nel giro di qualche generazione, gli insetti acquisiscono una mutazione genetica che li distrugge.
U: Una specie del nostro cancro, quindi.
W: Molto alla lontana, non foss’altro che per il fatto che il cancro ve lo procurate voi con la contaminazione dell’ambiente, mentre in questo caso la mutazione è prodotta dall’esterno. Comunque i risultati finali sono proprio una distruzione della razza. Per contro, è possibile compiere delle rilevazioni di comportamento saturando l’ambiente di magnesio, in un modo che non conosco. Penso che la saturazione inibisca l’acquisizione a livello organico, per cui gli unici risultati restano di natura comportamentale. Comunque è solo è un’ipotesi, e non so dirti niente di più. E comunque curioso che non abbia mai sentito parlare di un fenomeno di questo tipo.
U: In effetti si tratta di casi abbastanza rari.
W: Allora rischio di avere ragione.
U: Senti, cambiamo ancora argomento. Com’è la tua vita? Che cosa fai, quali sono le tue aspirazioni, che problemi incontri?
W: Bene, capisco il tuo interesse, e proverò a risponderti, a patto che tu risponda alla stessa domanda dal tuo punto di vista. Per noi la scienza non è un obiettivo importante. Siamo convinti di sapere ormai più che a sufficienza del mondo che ci circonda, per cui i nostri scienziati occupano un ruolo di importanza secondaria nella nostra organizzazione. In un certo senso come i CTR, ci preoccupiamo di fare un salto di qualità. Abbiamo ancora legami con il mondo fisico, molto al di là di quanto ci piacerebbe avere. Questo vale per noi. Ci sono altri gruppi molto più avanti di noi in questa direzione, molti altri molto più indietro, e voi fra questi. Siamo convinti che l’uomo non sia fondamentalmente materia, e quindi stiamo tentando di eliminare questa appendice inutile, confortati in ciò dal sapere che altri ci sono già riusciti. Lo scopo ultimo dell’uomo è Dio, il che è come il serpente delle vostre illustrazioni, che si morde la coda.
U: Ourubus, o qualcosa del genere.
W: Non importa il nome. È chiaro che tendendo a Dio, l’uomo ritrova sé stesso. E questo è ciò che stiamo tentando di fare. Come vedi, fra noi ed i CTR la meta è analoga, con solo un gradino di differenza. Purtroppo noi non abbiamo un gregge di esemplari su cui compiere esperimenti. Quindi, ad esempio, cerchiamo di comprendere come sono organizzate le varie società umane, tentando di ricostruire una struttura comune, che in verità ancora ci sfugge. Per esempio, non riusciamo a capire perché voi, relativamente primitivi, abbiate innate caratteristiche psi che il nostro popolo deve costruirsi attraverso macchine apposite. Che cos’avete di diverso non si sa, ed è una delle cose che stiamo, che sto studiando. In questo momento, sono più io a studiare te che non viceversa.
U: Stai tranquillo, che lo avevo capito da un pezzo. Comunque sento di potere avere fiducia in te, quindi non ho problemi.
W: E allora, rispondi alla tua stessa domanda.
U: Per quel che mi concerne, od in generale dal punto di vista degli abitanti del nostro pianeta?
W: Ti senti in grado di parlare a nome di tutti?
U: Certamente no. Quindi cercherò di esporti le cose dal mio punto di vista. Ritengo che esistano almeno due fasi significative! da un lato l’acquisizione di una conoscenza e di uno stile di vita di cui uno possa ritenersi soddisfatto, d’altro canto l’ottenere uno stato di cose che permetta una tranquilla acquisizione del primo punto. Mi spiego meglio. Ritengo che la ragionevolezza stia più o meno nella direzione che tu dicevi prima, e che io chiamo Bhagavad Gita. E però evidente che per poter giungere a questa conclusione, per potersi muovere di conseguenza, e per poter proseguire l’acquisizione di conoscenza, è necessario che l’attività lavorativa sia tale da permettere sia di avere del tempo libero, sia di spaziare in ambienti culturali significativi. Io ho studiato lingue morte, religioni, filosofìa per riuscire a capire qualche cosa. Tutto sommato sono giunto ad un punto in cui questa chiacchierata più che altro soddisfa una mia pura curiosità, ma, con l’orgoglio che mi porto sempre dietro, non credo mi porterà informazioni significative a livello operativo.
W: Sarei fortemente stupito del contrario. Da un punto di vista assai meschino, è simpatico sentirsi trattare come dèi, ma in definitiva è molto più costruttiva questa chiaccherata dinanzi ad un bicchiere di whisky.

Maieutica

Tutti gli esseri viventi sono la medesima cosa
Per quale strampalato motivo tutti coloro che in un modo o nell’altro sono venuti in contatto con questa storia hanno spontaneamente pensato ad “amicizia”, da cui il nome? Perché nella morale di questa gente l’amicizia è la molla che dirige i sentimenti. Dicevano: “Io sono tutti, e tutti sono me”, un concetto solo parzialmente tramandato dai racconti evangelici del Cristo, spesso corrotti in tante occasioni per fini non molto nobili. Ci si rende conto di che cosa significhi questa frasetta? Quante profonde implicazioni essa svela? Ci si è avvicinato Jung, con la teoria dell’inconscio collettivo, peraltro limitativa rispetto alla realtà; ci si è avvicinato Vivekananda, nei suoi commenti al Mahabharata, ma anche lui ha avuto una visione parziale. La frasetta di cui sopra svela a noi, che lo conosciamo nel nostro intimo, ma siamo volontariamente ciechi al proposito, un concetto sconvolgente: tutti gli esseri viventi, dal microbo al luminare, sono la medesima cosa, in quanto sfaccettature variegate di una realtà unica, che è Dio. Anzi, la frase precedente è apparentemente aneli’essa limitativa: anche le cosiddette entità inanimate sono in realtà partecipi di questa unica entità (chi aveva insegnato queste cose agli anonimi estensori della filosofia yoga?). Quindi, non ha senso che io mi ponga il dualismo fra il “me” ed il “fuori di me”, fra il “me” e gli “altri”. Amici miei (è venuto spontaneo!) siamo tutti la stessa cosa, io che discetto di analisi frattale, il pazzo terrorista che si fa saltare in aria fra la gente, lo stupratore di bambini e Santa Teresa di Calcutta. Siamo tutti esattamente la stessa cosa, che i W56 chiamavano Uredda (in realtà questo nome si riferiva ad una entità in qualche modo parallela alla cosa).

Comunitarismo
Il cosiddetto “individualismo” (cfr. Kant, Descartes, e così via) deriva da un errore di fondo: noi di solito crediamo di essere ciò che pensiamo (“Cogito, ergo sum”), riteniamo di coincidere con la nostra mente senziente. Ciò è profondamente errato: la mente è uno strumento, non la nostra essenza, che, ripeto, è Dio, come è sinteticamente enunciato nella frase sanscrita “Tat tvam asi”. Però, se cadiamo nell’errore di identificarci con la nostra mente, o ancora peggio con i nostri sensi, allora si genera la proteiforme varietà di condotte, dallo stupratore al terrorista ed alla benefattrice dell’umanità.

La filosofia yoga (ma anche i Vangeli, a leggere bene fra le righe) condanna come viltà il ritirarsi dal mondo (si legga al proposito quel monumento di scienza morale che è il Bhagavad Gita), e difatti i frati, così tanto amati da Bruno, non restano chiusi in una torre d’avorio, ma nel mentre tentano di superare l’individualismo suggerito dalla mente, vivono fra i loro simili, cercando, finché possono, di dare una mano. Frate Francesco torturava il suo corpo, lo sottoponeva alle peggiori ingiurie, proprio al fine di tentare di limitare il nefasto influsso della mente.

Corpo e mente quali strumenti
I W56 avevano assorbito, da eoni, questo concetto, e difatti vivevano in perfetta sintonia con il loro corpo: indulgevano ai piaceri materiali della vita, senza però farsene influenzare (siamo ancora in pieno Raja Yoga); usavano il loro corpo e la loro mente come uno strumento, quindi da salvaguardare ed accudire, ma mai da vedere come la quintessenza della loro entità, dell’entità umana, e quindi divina. Non so se Frate Francesco, ai suoi tempi, avesse avuto un incontro con gente del genere, ma di certo ne ha interpretato perfettamente la moralità e, guarda caso, Bruno è stato da sempre un fanatico ammiratore del Poverello. Paradossalmente, se dovessi suggerire un testo sulla morale dei W56, una ottima approsimazione potrebbe essere trovata proprio negli scritti di San Francesco, magari nell’opera omnia sponsorizzata proprio da Bruno (un altro tentativo di propagare certi punti di vista).

D’altro canto, il concetto è fin troppo facilmente dimostrabile: se noi fossimo solo il nostro corpo e la nostra mente, che cosa accade di noi quando, ad esempio, ci ubriachiamo, e sia il corpo che la mente danno momentaneamente forfait? Siamo forse noi stessi, momentaneamente, al di fuori del contesto cosmico? Che cosa succede quando un barbiere ci taglia una ciocca di capelli? Per quanto modesta sia, è comunque una perdita di individualità (Cfr. L’asino d’oro di Apuleio di Madaura). In realtà i maghi dell’epoca non avevano del tutto torto, come sostenevano anche i W56, e le precauzioni narrate a questo proposito da parte del barbiere nell’istruttiva opera citata[3] sottolineano questo fatto, ma in questo caso il discorso è decisamente diverso, fa riferimento alla individualità fisica, al khw, non al ka. Come mai, quando il nostro corpo muore, unghie, capelli e barba continuano a crescere per un po’ di tempo? E ancora la nostra individualità a pilotare il fenomeno, o che cosa?

Il Male
Un concetto assai pesante. Uno dei W mi aveva detto che non è fondamentalmente malvagia l’azione di uccidere un uomo (entro certi contesti); se la nostra cosiddetta civiltà fosse capace di accettare concetti del genere, per prima cosa dovrebbe buttare a mare leggi e giudici (che difatti non esistono in casa W56 - non si capisce a che cosa potrebbero servire). Per contro il male è un concetto assai immanente dal loro punto di vista, una sfida del singolo contro sé medesimo. “Il male” - dicevano - “è la deviazione dalla natura umana.” L’uomo, o qualunque essere vivente, è caratterizzato da ciò che noi ingegneri chiamiamo inviluppo nello spazio delle fasi, in buona sostanza da una certa tipologia di comportamento. L’errore di fondo insito nell’esistenza stessa di una giustizia amministrata da uomini consiste nel fatto che si punisce (cfr. Beccaria) un comportamento definito anomalo a tavolino, senza, così facendo, ottenere alcun risultato positivo, anzi il più delle volte peggiorando la situazione. Il giorno che ci libereremo da questa inutile, ingombrante e controproducente appendice dello Stato avremo fatto un primo, piccolo, passo verso una parvenza di civiltà.

Se qualcuno mi fa un torto, e io me ne risento, comunque io ho colpa, perché applico la meschinità della mia individualità, del tutto apparente, ad un fenomeno insignificante su scala cosmica. Per questo Qualcuno aveva detto “Volgi l’altra guancia.” Se conseguisco un risultato atteso, e quindi ho una vittoria, ne devo subito dopo ottenere un’altra, contro me stesso, onde evitare di trarre motivo di orgoglio da quanto accaduto. Il nome che Bruno aveva attribuito agli amici, W, deriva proprio da questo concetto.

Lo Stato
Che cos’è? Un’entità che si dichiara (sia in dittatura che in democrazia) emissione del popolo, che in suo nome emana leggi (cfr. supra), applica balzelli, e vive parassitariamente sulle spalle del cosiddetto popolo sovrano. Se ci pensiamo un attimo, tutto ciò non serve assolutamente a nulla, anzi, se tutti gli stati scomparissero dalla faccia della Terra, assieme a tutti i politicanti, di qualunque indirizzo, i terricoli potrebbero pensare di aver fatto un secondo, piccolo, balzo in avanti. Presso i W56 non c’era la benché minima idea di “stato”; alcuni, selezionati a livello oligarchico, fornivano indicazioni di larga massima, e questo era quanto. Allorché ho chiesto se la selezione fosse fatta, che so, da un calcolatore, onde garantire equità, il mio interlocutore si è messo letteralmente a ridere! “E perché? Forse qualcuno di noi potrebbe avere interesse ad influenzare malignamente la scelta?” I W56 sono realmente anni luce più avanti rispetto a noi.

La scienza
Da buon tecnologo, ovviamente sono un cultore della scienza. Ma la scienza per i W56 è uno strumento, non il fine. Ho imparato di più da alcuni animali che da tanti luminari. I nostri, al solito da un punto di vista vantaggioso, vuoi per l’incomparabile livello tecnologico, vuoi soprattutto per un atteggiamento coerente con sé medesimi, non consideravano la scienza una cosa particolarmente importante; dichiaravano di saperne quanto basta, e che continuavano a condurre ricerche, ma quasi per hobby, senza nessuna finalità specifica. Dio, Allah, YHWE, o quant’altro. Anche in questo i W56 ricalcavano la filosofia yoga, il classico Tat Tvam Asi: “tu sei il tuo dio.” L’uomo è dio, e la divinità coincide con l’insieme di tutto ciò che è vivente e di ciò che non lo è. Non è banale panteismo, attenzione. Non è che c’è un dio nascosto dentro il sasso fuori della porta. E che nulla di ciò che esiste (anche a livelli a noi ancora sconosciuti) è in alcun modo estraneo alla natura di Dio. Noi, io, tu lettore, lo stupratore di bimbi, Frate Francesco, il pazzo attentatore, Madre Teresa, siamo tutti Dio. Se mi si consente (non sono un teologo!) un tecnicismo, Dio è l’inviluppo delle specificità di qualunque entità. Le religioni terrestri si sono avvicinate in misura diversa e variamente variegata a questo concetto, ma il miraggio del potere temporale le ha sempre piegate verso atteggiamenti banali. Pur rispettando qualunque credo terricolo, i W56 dichiaravano che, a loro parere, non c’è bisogno di rituali, non c’è bisogno di adorazioni, non c’è bisogno di chiedere grazie: Dio è in noi, noi siamo Dio. Una eventuale grazia dobbiamo chiederla a noi stessi.

Quando Bruno mi dettava le sue memorie, avevo tentato di spingerlo a parlare di cose del genere, e difatti, fra le righe, si può scorgere qualche larvato accenno, ma si era rifiutato di discutere apertamente della cosa. “La gente” - diceva - “non vuole comprendere certe cose, nemmeno se ci sbattono sopra la faccia.” Alcuni di questi concetti sono sviluppati molto bene nel libro del prof. Marhaba citato in bibliografia[4], ma credo che il testo sia ormai introvabile.

Note

  1. In casi del Genere, Bruno non va preso alla lettera; per quanto ne so, i W56 hanno origine all’interno della nostra galassia.
  2. qualunque astrofilo può intuire di che cosa si tratti, a patto di sostituire il nome “galassia” con “ammasso di stelle”.
  3. Anche il buon Apuleio è stato un precursore e, attraverso un romanzetto apparentemente da quattro soldi, ci ha fornito suggerimenti notevoli: perché il protagonista deve mangiare rose alla fine della vicenda? D’altronde, nel “De magia”, Apuleio ci dà una chiara visione della commistione fra politica e strutture religiose, già ai suoi tempi!
  4. Sadi Marhaba: La via della realtà – Porziuncola, Assisi, 1975.