Differenze tra le versioni di "Robinson - Non siamo i padroni della Terra"
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Versione delle 09:49, 7 apr 2021
Marino Niola
3 aprile 2021
Il copricapo Questo ornamento è conservato presso i Musées royaux d’Art et d’Histoire di Bruxelles: le piume di uccelli amazzonici con cui è realizzato erano oggetto in passato del commercio coloniale.
Nel suo saggio il grande antropologo francese Philippe Descola rimette in discussione la separazione tra natura e cultura che abbiamo ereditato dal Seicento. Ma la questione non è chiusa.
Il copricapo Questo ornamento è conservato presso i Musées royaux d’Art et d’Histoire di Bruxelles: le piume di uccelli amazzonici con cui è realizzato erano oggetto in passato del commercio coloniale.
Una volta l’antropologia era la scienza dell’uomo. Oggi il suo compito è di andare oltre l’umano. Perché i bipedi parlanti non sono i soli cittadini del mondo. Ma coabitano con altre creature, organiche e inorganiche. Animali, piante, minerali, acque, monti. Che non sono semplice natura, da sfruttare o da proteggere, come siamo abituati a pensare. Ma elementi di un collettivo di cui noi e gli altri esseri siamo parte allo stesso titolo e con gli stessi diritti. E per cogliere appieno la portata di questa coappartenenza dobbiamo lasciarci alle spalle la tradizionale opposizione tra società e ambiente, fra umano e non umano, tra esseri e non esseri. Insomma, tra natura e cultura. A dirlo è Philippe Descola, allievo del grande Claude Lévi-Strauss, nonché suo successore al Collège de France. Alla ricomposizione della faglia che divide in due il creato, Descola ha dedicato anni di ricerca sul campo e di elaborazione teorica. Il risultato è un lavoro monumentale come Oltre natura e cultura, che esce da Raffaello Cortina in una nuova edizione a cura di Nadia Breda, che firma anche la densa postfazione al volume.
Animali, piante, minerali, acque. Non sono semplice natura ma elementi di un collettivo di cui noi e gli altri esseri siamo parte
La nostra idea di natura risale alla Grecia antica, che fonda le sue cosmologie e le sue filosofie sull’opposizione tra physis e logos, e giunge a compimento nel naturalismo scientifico e filosofico che tra Cinque e Seicento costruisce la sua idea dell’uomo e della società sull’opposizione tra l’universo delle convenzioni e delle regole, ovvero la cultura, contrapposto al mondo dei fenomeni e delle leggi di natura.
Da una parte la persona umana, dall’altra le non-persone, cioè tutto il resto. Ma in questo modo, il vivente viene tagliato in due e separato da una parte di sé. Ed è stata proprio questa frattura, secondo Descola, a legittimare sul piano teorico e politico il dominio e lo sfruttamento, dell’uomo sull’altro uomo, nonché sulle altre specie.
La nostra idea di ambiente risale alla Grecia antica, che fonda le sue cosmologie e filosofie sull’opposizione tra physis e logos.
E se il naturalismo occidentale è malato di antropocentrismo, la critica di Descola non risparmia neanche l’ambientalismo contemporaneo. Che, al di là delle buone intenzioni, resta inemendabilmente naturalista, perché si fonda sull’idea che l’umanità sia tanto onnipotente e separata dal resto dei viventi da poter sia distruggere che salvare la natura. Che appare una terra desolata dove infelicemente abita l’uomo. Insomma, quel che questo libro ambiziosamente ci propone, è di transitare dal paradigma della terra desolata a quello della “terra descolata”.