Domenica 24 - Per amare di più il «paradiso terrestre»

Da Sotto le querce.

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Domenica 24
Per amare di più il «paradiso terrestre»

Il Vangelo della natura. La fede aiuta a praticare una vera cultura ecologica.

Testo di Giovanni Santambrogio - Domenica 24, 8 luglio 2018


Giovanni Santambrogio

8 luglio 2018

Il Vangelo della natura. La fede aiuta a praticare una vera cultura ecologica.

La rivolta della natura pone domande ineludibili. Se la sensibilità dei popoli verso l’ambiente cresce, non si può dire però che riesca sempre a influire sulle scelte che contano. Una conferma arriva dalle politiche del presidente Trump. Certo, avanza la percezione che servono ulteriori impegni oltre alle già utili e urgenti iniziative riparatrici, dai comportamenti responsabili nei consumi alle iniziative di pulizia del pianeta. Necessita altro. Soprattutto occorre un’accresciuta coscienza, quindi una cultura, che ricollochi la natura in una “ecologia umana” dove la ricomposizione tra uomo e ambiente sia riconoscimento di una reciproca dipendenza in quanto creature. Nella Laudato si', l’enciclica di papa Francesco liquidata un po’ troppo sbrigativamente, si dà forma a questa coscienza che deve fondarsi su una diversa “relazione dell’essere umano con la legge morale”, relazione indispensabile «per poter creare un ambiente più dignitoso». L’ecologia umana si presenta inseparabile dal bene comune così come la difesa della natura è inseparabile dalla cultura della vita. Esprime una passione per l’uomo integrale e per la sua felicità chi si impegna a salvare l’ecosistema.

Le lezioni di John Burroughs indirizzate a chi è interessato a capire l’ambiente.

Le riflessioni contemporanee hanno un illuminante precedente nel Movimento trascendentalista americano attivo lungo tutto l’Ottocento fino al passaggio di secolo. Numerosi intellettuali scelsero, con modalità diverse, di abbandonare la città e di trasferirsi in zone incontaminate per immergersi nella natura e comprenderne il ruolo centrale nell’esistenza di una persona e di una comunità. Grandi ispiratori sono Ralph Waldo Emerson, Henry David Thoreau, John Muir, John Burroughs. Sono loro a porre a fondamento di un vivere equilibrato e carico di senso la difesa dell’ambiente in contrasto con la corsa all’industrializzazione scriteriata che spersonalizza la società. Non è una condanna del progresso, ma un monito a non alterare gli equilibri. Nelle loro opere, tradotte in Italia da La Vita Felice – da Walden, ovvero la vita nei boschi a Il metodo della natura si trovano i titoli fondativi di una vera cultura ecologica - si susseguono pagine di racconti impregnati di una purezza d’animo e di un amore per il creato che parlano attraverso i dettagli delle stagioni regalando al lettore una sorprendente capacità di leggere l’ambiente. Non solo, questi autori educano lo sguardo a cogliere la presenza di un “paradiso terrestre” capendo quanto sia prezioso per ciascuno e quanto debba mobilitarsi la responsabilità per ricostruire una «ecologia umana».

John Burroughs, Il vangelo della natura (La Vita Felice, Milano).
Di John Burroughs, frequentatore e lettore del poeta Walt Whitman, è appena uscito il saggio Il vangelo della natura (con testo inglese a fronte). Si tratta di una appassionata e appassionante lezione tenuta a un gruppo di fedeli interessati a capire gli insegnamenti dell’ambiente. Lo scrittore, attivo nel Movimento per la conservazione della natura e autore di Time and Change, racconta la sua esperienza di emozioni, di scoperte, di riconciliazione con la terra resa possibile da una vita quotidiana in stretta relazione con l’ambiente grazie anche all’abitazione scelta: una capanna immersa nel verde che chiamò Slabsides. Qui studia gli alberi, la vegetazione, gli uccelli, i ruscelli, le stagioni. I suoi libri ricevono l’encomio del presidente e amico Theodore Roosevelt. La natura si presenta come luogo della bellezza. Il creato parla il linguaggio del “vangelo” del bello, in grado di allargare il respiro umano, di educare alla percezione del mistero nascosto nelle cose. Da studioso attento e da laico avverte che «la Natura incoraggia la nostra vita intellettuale ed estetica ed in parte i nostri sentimenti religiosi». Scrive poi: «Quando mi reco in città il mio udito e olfatto soffrono... Quando ritorno, mi reco nella Natura per trovarvi ristoro e cura e per riportare nuovamente armonia ai miei sensi».

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