Piante officinali - Giorgio Voltolina
Coltivare le piante officinali
Si stima che attualmente si coltivino in Italia oltre 140 specie di piante officinali, su una superficie di oltre 7.000 ettari, distribuiti in tutte le regioni, impegnando oltre 2.900 aziende agricole (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali - Piano di settore, 2014). In buona parte, circa il 41% della produzione, la coltivazione avviene in regime biologico certificato o in conversione. Tuttavia, la quantità prodotta copre solo il 30% del consumo nazionale di erbe e molto spazio resta potenzialmente disponibile, anche se vi sono difficoltà da superare.
Pluralità di climi e di specie
Fra le coltivazioni che inducono il produttore a interessarsi delle piante officinali vi è il fatto che gli ambienti del nostro Paese, molto diversificati dal punto di vista del terreno e del clima, generalmente restituiscono delle colture di pregio, con buone rese ed elevata qualità della materia prima, più che in altri contesti geografici europei o extraeuropei, tanto che a volte, all'estero, le erbe italiane sono senz'altro ricercate al pari dei nostri prodotti agroalimentari. Inoltre, la pluralità di climi e ambienti che abbiamo fa sì che nei vari territori si possa coltivare un'ampia gamma di specie riducendo la possibile concorrenza fra produttori, poiché ogni specie trova la sua ottimale collocazione in alcune zone piuttosto che altre e ogni azienda agricola si può regolare di conseguenza. È così che si ha, per esempio, la produzione della menta soprattutto in Piemonte e in parte del Veneto, mentre l'origano è coltivato prevalentemente in Sicilia, lo zafferano si trova in Abruzzo e in Sardegna, la genziana in montagna, specie sulle Alpi, il genepì in Valle d'Aosta, la lavanda in Emilia-Romagna e Liguria, la camomilla in Puglia, la liquirizia e il bergamotto in Calabria. E ancora, sono apprezzati l'elicriso coltivato o spontaneo in Sardegna, la passiflora nelle Marche, l'echinacea in Veneto e la manna in Sicilia.
Allo stesso tempo, molte piante officinali hanno elevate capacità di adattamento e si ritrovano coltivate in territori diversi, specialmente se con gli interventi agronomici si annulla l'eventuale fattore limitante, per esempio rappresentato dalla scarsa piovosità. I casi più evidenti sono quelli delle specie – quali salvia, basilico, rosmarino, malva, melissa, calendula – oggi coltivate ovunque pur provenendo da un habitat specifico.
Valutare contesto e risorse
La scelta delle piante officinali viene fatta sovente in modo intuitivo, scontato, se non addirittura irrazionale. Si inizia così a coltivare preoccupandosi soprattutto delle pratiche agronomiche e trascurando l'importanza di alcune domande sulla costruzione e sulla fattibilità del progetto:- cosa sono le piante officinali?
- cosa comporta la loro molteplice possibilità di impiego?
- quali sono i mercati di riferimento e quindi le vere opportunità produttive?
- quale può essere un progetto sostenibile, in relazione alle dimensioni aziendali e alle risorse disponibili?
- quali i requisiti da possedere, a seconda del tipo di mercato da affrontare?
Un altro aspetto a volte trascurato è quello delle normative a cui fare riferimento e quindi da rispettare, specie per quanto riguarda la trasformazione e la commercializzazione delle erbe e dei relativi derivati. È senz'altro un argomento molto importante e a volte ostico, se non altro per le diverse interpretazioni e disposizioni fornite dalle istituzioni e dagli uffici preposti (Asl, Comuni, Camere di commercio, Agenzia delle entrate ecc.).
Infine, non è certo di secondaria importanza il fatto che l'agricoltore, nello sviluppo del progetto, sia consapevole delle diverse ed eterogenee conoscenze che bisogna acquisire, non solo per coltivare le piante officinali, ma anche per trasformarle e realizzare i prodotti finiti, per commercializzarli e presentarli in modo corretto e conveniente.