Le rose - Domenico Aicardi

Da Sotto le querce.

Pagina principale: Rosa
« Allora come oggi, i fiori furono e sono i compagni dell’uomo, presenti in tutte le manifestazioni e gli avvenimenti della vita pubblica e privata. Se nell’antichità la rosa era il fiore conosciuto soltanto dai popoli civili, attualmente lo è da quasi tutti i popoli della terra. Il grado di civiltà raggiunto da un popolo oggi è dato dal consumo che fa di fiori. »
Domenico Aicardi, Le rose moderne, coltivate ed allevate da amatori, floricoltori, seminatori. Apeiron Editori (Roma, 2008)
Domenico Aicardi nacque il 16 marzo 1878 e si dedicò, inizialmente, alla produzione e al miglioramento dei garofani.

Nel 1952 pubblica il libro Le Rose moderne che in breve diviene un testo fondamentale, un punto di riferimento unico e senza paragoni. Nel corso della sua lunga vita, scompare infatti il 12 febbraio 1964, prende parte attiva alla vita pubblica e riceve le massime onoreficienze italiane.

Eterna Giovinezza, Gloria di Roma, Sig.ra Puricelli, Saturnia, le varietà forse più conosciute, brevettate negli Stati Uniti, conferiscono al lavoro di Aicardi caratteristiche uniche di diffusione e conoscenza.
Domenico Aicardi nacque il 16 marzo 1878 e si dedicò, inizialmente, alla produzione e al miglioramento dei garofani.

Nel 1952 pubblica il libro Le Rose moderne che in breve diviene un testo fondamentale, un punto di riferimento unico e senza paragoni. Nel corso della sua lunga vita, scompare infatti il 12 febbraio 1964, prende parte attiva alla vita pubblica e riceve le massime onoreficienze italiane.

Eterna Giovinezza, Gloria di Roma, Sig.ra Puricelli, Saturnia, le varietà forse più conosciute, brevettate negli Stati Uniti, conferiscono al lavoro di Aicardi caratteristiche uniche di diffusione e conoscenza.

Dei vari tipi di rose non rifiorenti

Per quanto fra questi tipi vi fossero varietà di merito e fossero un tempo estesamente coltivate e lavorate dai seminatori, oggi sono trascurati, perché superati – eccetto che nel profumo – dalle rose moderne.

Rosa centifolia (R. gallica var. centifolia). — Fu coltivata sino dai tempi più antichi, prima in Oriente, poi in Europa. Il fiore è considerato come modello di perfezione: grande, globuloso, emanante il soave e fino profumo tipico della rosa. A questo tipo appartengono i seguenti ed altri. Poche sono ancora in coltivazione, mentre ai tempi della Imperatrice Giuseppina esistevano molte varietà ed erano il trionfo dei giardini. Le piante non devono essere potate prima della fioritura; appena hanno smesso di fiorire, si puliscono, si tolgono i brindilli, i rami secchi e deboli, e si mette la pianta in forma. Potatura lunga. Si moltiplica per talea, divisione di ceppo e margotta.

Rosa centifolia muscosa. — Le varietà appartenenti a questo tipo furono la delizia dei nostri antenati ed ancor oggi godono di molta simpatia e curiosità . Le varietà non furono mai molte. È una forma della centifolia e si dice che sia sorta casualmente nei pressi di Carcassone. Pianta rustica, poco esigente, con fiori di grato e soave profumo. Il ricettacolo è avvolto in una barbetta, che sembra muschio ed è questa caratteristica che rende i fiori piacenti ed interessanti. Poche sono le varietà ancora coltivate, mentre meriterebbero un posto in tutti i giardini. Moltiplicazione e potatura come sopra.

Rosa provins (R. gallica var. provincialis). — Un tempo furono di moda e dettero luogo a molte varietà . Portano fiori grandi di bella forma, molto profumati, dai colori vari e strani, poiché spesso i petali sono striati o macchiati da due tinte diverse. Questa stranezza nella estensione delle striature avviene tanto più facilmente quanto più le piante sono coltivate in terreno povero e secco. Sono cadute in disuso e poche sono le varietà elencate nei cataloghi. Moltiplicazione e potatura come la centifolia.

Rosa damascena. — Data la sua rusticità, il vigore, la resistenza alle malattie, è la rosa che ha resistito più di ogni altra ai perturbamenti naturali e sociali. Si coltiva sino dai tempi più remoti per la bellezza dei fiori e per l'estrazione del profumo ed ancor oggi, fra tutte le consorelle, è la più familiare e più coltivata. Appartiene al gruppo della R. centifolia. Si incontra nei vecchi giardini, spesso abbandonata alla sua sorte. Moltiplicazione e potatura come sopra.

Il clima, il suolo, il luogo, l'acqua

Il suolo

L’alcalinità e l’acidità del suolo vengono espresse con la sigla pH. Nella valutazione del pH non si tiene conto della quantità di materiali alcalini od acidi presenti in un dato suolo, ma soltanto dell’acido o degli alcali allo stato libero. La scala della graduazione è comprensiva di 14 gradi ed ogni grado di 10 punti. Quando la graduazione acida ed alcalina si uguagliano, viene espressa con pH 7: ossia neutra.

Aicardi scala PH.png

La variazione di un punto nell’uno o nell’altro senso significa un aumento di intensità del 10%. Esempio:

A pH 6 l’intensità di acido libero è 10 volte che a pH 7.

A pH 4 è 10 volte maggiore che a pH 5, ossia 1000 volte maggiore che a pH 7. Si può desumere che la differenza di 1 punto da pH 7 o da pH 6 non è grande, poiché rappresenta appena il 10 per cento di differenza. Ma quando si scende per esempio a pH 5, si ha il 100 per 100 di differenza e ciò comincia ad essere deleterio. Quando vi è una notevole ascesa o discesa nella graduazione del pH è segno di accentuato squilibrio nello stato del suolo. Lo squilibrio deleterio succede di solito quando il pH scende sotto 6,5 e sale sopra 7,5.

Fra i coltivatori di rose alcuni sostengono che per avere belle piante bisogna coltivarle in terreno acido dal pH 6,5 in su; altri ritengono che quello neutro, cioè con pH 7, sia l’ideale; altri ancora asseriscono che il migliore e più soddisfacente sotto ogni punto di vista sia quello alcalino, con un pH sino a 7,4.

A Villa Minerva il terreno è argilloso-calcareo, piuttosto forte, ma pastoso, poroso e povero di humus. Il pH oscilla fra 7,1 e 7,5, media 7,3. Se dovessi scegliere un terreno per impiantarvi un roseto, opterei, tanto per la composizione del suolo come per l’alcalinità, per uno consimile o molto vicino a quello di Villa Minerva, preferibilmente con un pH 7,2. Qui le rose vegetano rigogliosamente, sane e forti ed i fiori mantengono i colori, con sfumature molto accentuate.

Come vivono e di che vivono le piante. I concimi

Azoto
Concimi azotati inorganici
Nitrato di sodio 15-16 % di azoto nitrico Azione immediata. L'azoto nitrico nel terreno a contatto dell'umidità si scioglie, si espande da una particella di terra all'altra e passa speditamente a contatto con le radici.
Nitrato di calcio 12-13 % di azoto nitrico
Solfato ammonico 20-21 % di azoto ammoniacale Azione media. L'ammoniaca deve subire prima il processo di nitrificazione; questo si compie più celelrmente in terreni calcarei e nella stagione calda.
Nitrato ammonico 35 % azoto per metà nitrico Azione graduale. Questi concimi hanno il vantaggio sui precedenti di avere una parte di azoto di azione pronte e l'altra graduale in grazia della trasformazione nitrica che si viene via via compiendo.
ammoniacale
Solfato-nitrato ammonico 26 % 6,5 nitrico
19,5 ammonica
Calciocianamide 15-20 % di azoto Azione lenta. Processo di trasformazione più lungo. Prima la calciocianamide si trasforma in urea poi in carbonato d'ammoniaca e questa a sua volta in azoto nitrico. Siccome contiene cianamide la cui azione è tossica per le piante, deve essere sparsa sul terreno od incorporata ad esso con i lavori almeno due o tre mesi prima della piantagione. Terreni deficienti di calce, ma non acidi.
Fuliggine 2-4 % di azoto Azione fertilizzante lenta se data in polvere (asciutta), pronta invece se diluita nell'acqua dopo macerazione di pochi giorni.
Concimi azotati organici
Sangue secco 10-13 % azoto
1 % an. fosf.
0,5 % potassa
1 % calce
Azione piuttosto pronta; si adopera incorporato nel terreno con i lavori od in copertura con le concimazioni supplementari ed anche con quelle liquide. È usato con vantaggio nelle coltivazioni in serra, in sostituzione del nitrato di soda.
Carne secca 10-12 % azoto
1,5 % an. fosf.
0,5 % potassa
3 % calce
Azione meno pronta del precedente, medesimo uso.
Farina di cornunghia 10-11 % azoto
5,6 % an. fosf.
0,5 % potassa
Azione lenta, incorporata nel terreno qualche tempo prima della piantagione. Quanto è più fina, tanto più è preferibile (pien'aria).
Crisalidi intere o polverizzate 7-20 % azoto
1,2 % an. fosf.
1,05 % potassa
Azione abbastanza pronta, incorporate nel terreno od in copertura mediante le sarchiature. Molto indicate nelle concimazioni liquide; esaltano l'attività bacterica del terreno.
Peluria di lana 4,6 % azoto
1,2 % an. fosf.
0,5 % potassa
1,4 % calce
Azione lentissima, incoporata con i lavori qualche tempo prima della piantagione. Utile specialmente nei terreni sabbiosi, leggeri e calcarei.
Pollina, colombina 1,6-2,4 % azoto
1,5-1,8 % an. fosf.
0,8-1 % potassa
2-1,6 % calce
Azione pronta. In copertura, incorporata con le sarchiature, si usa soprattutto come concime liquido. La composizione è tanto più elevata quanto più si trova allo stato fresco ed asciutto.
Pannelli o polvere di semi di cotone, lino, arachide, ecc. 3,6 % azoto
0,5 % an. fosf.
1-1,5 % potassa
Azione relativamente pronta nei terreni sciolti e calcarei, meno in quelli compatti argillosi. S'incorporano nel terreno con i lavori, previa fermentazione o triturazione. Ottimi per le concimazioni liquide se sotto forma di pannelli.
Fosforo
Concimi fosfatici inorganici
Perfosfato minerale 14-18 % an. fosf.
25 % gesso
Azione pronta e prolungata. Da incorporare nel terreno con i lavori od in copertura con le sarchiature. Solubile nell'acqua; soggetto alla retrogradazione, specialmente se a contatto con la calce.
Perfosfato d'ossa 14-20 % an. fosf.
1-3 % azoto
Come il precedente, ma è da preferire.
Scorie Thomas 18-23 % an. fosf.
40-45 % calce
Azione lenta. Da incorporare nel terreno con i lavori qualche tempo prima di eseguire il trapianto. Insolubili nell'acqua. Tanto più attive quanto più macinate fine (pien'aria).
Concimi fosfatici organici
Farina di ossa non sgelatinate 23-26 % an. fosf.
3-4 % azoto
Azione pronta e continuata. Le ossa sono prima sgrassate e poi polverizzate. Si incorpora nel terreno con le sarchiature o si aggiunge al terriccio.
Guano di pesce (farina) 13-14 % an. fosf.
6-8 % azoto
0,3 % potassa
10-15 % calce
Azione pronta. Incorporato nel terreno durante i lavori o con le sarchiature o si aggiunge al terriccio. Si può adoperare anche liquido.
Potassio
Concimi potassici inorganici
Cloruro potassico
80-90 % di purezza
50-60 % di ossido di potassio Azione pronta. È caustico ed igroscopico e deve conservarsi in luogo asciutto. Incorporato nel terreno od in copertura o in soluzioni liquide.
Solfato potassico
90-93 % di purezza
48-60 % di ossido di potassio Come il precedente. È più indicato per i terreni calcarei e da alcuni coltivatori è preferito al cloruro. Conviene per i terreni argillosi.
Ceneri di legna 3-20 % oss. pot.
2-6 % an. fosf.
24-25 % calce
Secondo la qualità del legno combusto, le ceneri contengono più o meno in forma variabile i diversi elemeti. Le ceneri di carbone fossile hanno appena tracce di potassa.

Altri concimi minerali ed organici buoni emendatori del terreno

Calce viva e gesso
Si utilizzano per contenere l’evaporazione della ammoniaca del letame formando uno strato di copertura. La calce, tanto in polvere come diluita in acqua, si adopera per neutralizzare l’acidità del terreno. Ha azione disgregatrice sulle materie organiche agevolando il processo delle nitrificazione e la solubilizzazione della potassa.
Carbonato di calcio
È utile per emendare terreni acidi, poveri di calcio e sabbiosi.
Solfato di ferro
Si adopera interrandolo durante i lavori o le sarchiature oppure meglio con l’acqua di irrigazione. È utile per combattere la clorosi. Il soluzione alla dose 0,50 % riesce nocivo. Nei terreni calcarei si trasforma rapidamente in solfato di calcio e mette in circolazione la potassa. Si adopera per togliere le cattive esalazioni del letame e delle acque concimanti contenenti sostanze organiche in decomposizione, avendo nello stesso tempo il potere di fissare l’ammoniaca.
Magnesio
In via generale il magnesio si trova in condizioni sufficienti nella maggior parte dei terreni; tuttavia è bene che il coltivatore tenga sempre un occhio aperto sulla presenza o meno di questo elemento per non incorrere in possibili errori di valutazione nella concimazione.
Letame
Il letame maturo ha perduto notevolmente in peso a causa dell’evaporazione, ma diventa umoso e si arricchisce di composti azotati solubili. A seconda delle materie che lo compongono, delle condizioni della stagione, il letame può ritenersi maturo dopo due - quattro mesi di fermentazione. Incorporato nel terreno durante i lavori, ne migliora lo stato fisico, rendendolo soffice, poroso, igroscopico ed arricchendolo di carbonio.
Il letame da sé non basa ad assicurare una concimazione completa; tuttavia per le proprietà segnalate favorisce enormemente l’azione dei concimi ausiliari e soprattutto minerali.
Humus
L’humus si presenta come una materia di color bruno o scuro, essendo costituito da residui vegetali od animali decomposti. Si trova verso la superficie del suolo, che rende friabile, leggero, e poroso, quindi facilmente penetrabile dall’aria. Ha potere assorbente, trattenendo l’umidità, conserva la freschezza a lungo del terreno e con essa i sali fertilizzanti. Assorbe e mantiene il calore solare e favorisce lo sviluppo dei nitrobacteri, contribuendo nell’insieme a migliorare le condizioni fisiche del suolo. La sua acidità corregge l’alcalinità dei terreni calcarei.

Irrigazione, concimazione sussidiaria, riposo delle rose

Irrigazione

Per nessuna ragione bisogna dilazionare l’annaffiamento a quando il terreno comincia a disseccarsi, peggio se fosse già asciutto. Ogni qualvolta somministrate acqua alle rose, siate generosi. Se al momento, per qualsiasi causa, l'acqua di cui disponete non fosse sufficiente a bagnarle tutte, annacquatene soltanto una parte come si deve, quelle che restano le bagnerete non appena vi sarà possibile.

L’acqua di irrigazione, per trovarsi nelle condizioni termiche migliori, dovrebbe avere la stessa temperatura del terreno, poiché se è troppo calda accelera la vegetazione e se è troppo fredda la rallenta, portando nei due casi squilibrio alla circolazione della linfa. Un pregiudizio è quello che non si debba eseguire l’annaffiamento di giorno con il sole cocente. Le rose non sono come certe piante ortive o da fiore, specialmente annuali, ch’è preferibile annacquare di sera. Esse sono piante legnose, dal sistema radicale vigoroso e profondo e con la chioma mantengono un’ombra rotante al loro piede, che impedisce il riscaldamento eccessivo del terreno.

Quando per una ragione qualsiasi si dovessero spruzzare le foglie, questa operazione deve essere fatta preferibilmente al mattino o qualche tempo prima del tramonto, in modo che l’acqua rimasta sulle foglie abbia tempo di asciugarsi prima che sopraggiunga la sera e vi ristagni tutta la notte, costituendo un ambiente favorevole allo sviluppo di certe malattie e soprattutto della black spot.

Per conservare più a lungo l’umidità e la freschezza al terreno vi sono mezzi molto proficui. Se le rose sono piantate alquanto vicine, l’ombra del loro fogliame è un coefficiente di conservazione di doppio valore, perché intralcia l’azione dei raggi solari diretti e l’evaporazione. Uno dei mezzi migliori per mantenere a lungo la freschezza al terreno consiste nel rompere la crosta, eseguendo una sarchiatura per la profondità variabile da cm 15 a 20. Il terreno lavorato e sbriciolato interrompe il processo dell’evaporazione perché impedisce che si riscaldi e trattiene i vapori acquosi che eventualmente si formano, specialmente se è stato annacquato di recente. Il terreno non lavorato, che ha formato la crosta ed è compatto, si scalda facilmente ed entra in evaporazione tanto più affrettata quanto più aumenta il calore.

Un altro mezzo è quello di lavorare il terreno nel modo suggerito sopra, per poi coprirlo con stallatico piuttosto grossolano, ma che abbia perduto il calore o con strame di foglie diverse (non di erba) non soggette a scaldarsi, come ad esempio quelle di pino. Questa operazione è di grande giovamento quando coltiviamo molte rose, perché si risparmiano le sarchiature.

Come si devono eseguire le concimazioni sussidiarie

Le concimazioni sussidiarie si fanno con concimi o materie fertilizzanti solide. La concimazione sussidiaria solida è considerata migliore di quella liquida, per quanto si sappia che le sostanze fertilizzanti vengono assimilate dalle piante allo stato liquido in forma d soluzioni saline. Per raggiungere questo stato esse devono essere favorite dalle piogge o da annacquamenti artificiali. Ogni qualvolta si fa una distribuzione di concimi, siano essi organici e minerali, devono essere subito interrati e non lasciati sul suolo esposti al sole ed all'aria. Con l'esposizione agli agenti atmosferici essi disseccano, evaporano e perdono molte delle loro proprietà. Se invece vengono interrati subito, non solo conservano intatto il potere fertilizzante, ma entra subito in funzione il processo della decomposizione, lasciando all'acqua il compito di sciogliere i sali nutritivi che gradatamente verranno a contatto delle radici. Quando s'interrano le materie fertilizzanti, se sono polverulente non fatelo ad eccessiva profondità: cm 10-20 sono sufficienti; se invece si tratta di materie grossolane, come stallatico, allora interratele alla profondità del ferro della vanga. Tanto in un caso come nell'altro i concimi non devono essere posti a contatto delle radici, ma distribuiti equamente attorno al piede, raffinando il terreno che li ricopre e facendo seguire l'operazione da una buona annacquata.

Concimazione supplementare liquida

La concimazione liquida esplica la sua azione con molta rapidità; si può dire che sia quasi istantanea, perché non appena il liquido arriva a contatto delle radici, queste immantinente assorbono i sali nutritivi in esso disciolti. Sotto questa forma è facile dare alle piante più nutrimento di quanto non sembri e non si creda; quindi bisogna procedere con cautela, osservando soprattutto che la soluzione non sia troppo forte, ma preferibilmente debole, la qual cosa si potrà ripetere magari due o tre volte di seguito a breve intervallo di tempo, se necessario.

Nel somministrare le concimazioni liquide non dovrete comportarvi come quando irrigate, poiché si tratta di fare una somministrazione di viveri e perciò nella misura che il caso richiede.

Tenete sempre presente che le concimazioni liquide non devono mai effettuarsi quando le piante hanno sete, né quando il terreno è asciutto.