La Repubblica - Un giardino è per sempre

Da Sotto le querce.

Rossella Sleiter

13 luglio 2018

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Il suo New Perennial Movement sta conquistando il mondo. E adesso Piet Oudolf arriva in Italia, protagonista al meeting internazionale dei paesaggisti di Bergamo.


«Mi piace Bergamo», dice Piet Oudolf, l’olandese piantante, il fondatore della scuola di paesaggio New Perennial alla vigilia della sua terza visita alla città che dette i natali a Caravaggio, Donizetti, Gimondi - il campione di ciclismo - e a una lunga, impressionante lista di menti illustri e personaggi noti (Vittorio Feltri, tra questi, che ci abita). L’occasione viene con l’ottava edizione dei Maestri del paesaggio, meeting internazionale dei landscape designer, dal 6 al 23 settembre. «C’è un prima e un dopo Piet Oudolf, come per Monet che con la creazione del giardino di Giverny ha segnato un confine tra i giardini formali e quelli pittorici », aggiunge Maurizio Vegini, presidente di Arketipos che firma la manifestazione. «Trenta anni fa – continua Oudolf –la gente non conosceva il mio modo di scegliere e usare solo piante perenni spontanee sia per le bordure che per prati o pezzi di paesaggio da ricostruire. Piante non solo autoctone, ma da ogni parte del mondo, purché compatibili con i miei progetti. Oggi anche in Italia il mio metodo (New Perennial Movement) ha seguaci e estimatori». Bergamo Alta, circondata dalle sue mura venevenete cinquecentesche, intatte, accoglie l’installazione di Piet Oudolf nella piazza principale, piazza Vecchia, trasformata in una Green Square londinese. Quindicimila vasi con 42 specie perenni diverse coltivate da mesi dal vivaio Valfredda di Brescia perché offrano il meglio di sé nelle giornate di settembre.

Piet Oudolf, il plant designer olandese nato ad Haarlem nel 1944 sarà protagonista dei Maestri del Paesaggio dal 6 settembre a Bergamo.

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I più importanti lavori di Piet Oudolf: in alto a destra, l’High Line di New York, un parco sopraelevato lungo una ex via ferroviaria, popolato da specie spontanee. In senso antiorario dall'alto, il disegno della Green Square, l’allestimento che trasformerà piazza Vecchia a Bergamo in un giardino en plein air; il Lurie Garden del Millennium Park di Chicago con piante perenni e Hummelo, in Olanda, la casa-laboratorio di Piet Oudolf e della moglie Anja.

Tanto per dare un’idea di che cosa mostra il progetto di Oudolf, ci saranno 124 metri quadrati di Deschampsia cespitosa, un pouff di leggerezza simile a una nuvola, la più ripetuta, mescolata alla mentuccia comune o Calamintha nepeta, a cui ne sono riservati solo dieci. Aster, salvie, anemoni, lobelie, clematidi, ognuna di un tipo speciale, ma di cui conosciamo almeno il nome, confortano con la loro presenza anche chi non ha dimestichezza con la nomenclatura botanica. Alla fine della manifestazione nulla andrà sprecato o perduto, tutto quel bendidìo partirà per Lugano dove si preparano a fare tremila metri di bordura perenne. A Bergamo Oudolf non sarà solo; con lui (73 anni, famoso, richiesto in America, in Canada, in Europa, ricco e stimato, ma di fondo un coltivatore) anche la seconda generazione dei New Perennial: l’americano Nigel Dunnett e l’inglese Thomas Rainer. Per tutta la città il tema del giardino e del vivere all’aperto ispirerà mostre, mercati, aperitivi, concerti, attività per bambini e concorsi. Una festa della natura che non ha eguali in Europa e nel mondo, eccezione fatta per l’Australia dove accade qualcosa di simile. Oudolf non ha preferenze in fatto di piante, le usa tutte o ne scarta molte a seconda del terreno, del clima e della stagione di fioritura. «Ma in questi tempi di scarsità d’acqua, continuare a seminare prati all’inglese è diventato antiecologico e sconsigliabile» suggerisce. Come fare per evitare gli sprechi e ottenere comunque un paesaggio fiorito lo spiega lui, che è uomo di poche parole, nel film girato dall’americano Thomas Piper che verrà proiettato alla fine della manifestazione. 52 minuti di Oudolf nel suo regno, in Olanda, ripreso mentre pianta, sceglie, accosta varietà diverse sapendo di ognuna le esigenze e conoscendone le performance. «Interpreto me stesso, la mia passione e il mio lavoro: è stato facile», commenta. E aggiunge: «Finché in un Paese l’economia va bene, i giardini tradizionali non rischiano la fine. Ma ai primi segni di impoverimento diventano le vittime su cui accanirsi per tagliare le spese. Con il mio modo di creare giardini non si corrono simili pericoli».

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I più importanti lavori di Piet Oudolf: ad inizio articolo, l’High Line di New York, un parco sopraelevato lungo una ex via ferroviaria, popolato da specie spontanee. Sopra, da sinistra: il disegno della Green Square, l’allestimento che trasformerà piazza Vecchia a Bergamo in un giardino en plein air; il Lurie Garden del Millennium Park di Chicago con piante perenni e Hummelo, in Olanda, la casa-laboratorio di Piet Oudolf e della moglie Anja.