La Repubblica - Cambiate quei led torneremo a rivedere le stelle

Da Sotto le querce.

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La Repubblica
Cambiate quei led torneremo a rivedere le stelle

Il passaggio dai lampioni gialli a quelli tecnologici triplica l'inquinamento luminoso. Che fare? Luci ambra al posto delle bianche. E in autostrada sistemi intelligenti.

Testo di Giuliano Aluffi - La Repubblica 1 agosto 2018


Giuliano Aluffi

1 agosto 2018

Il passaggio dai lampioni gialli a quelli tecnologici triplica l'inquinamento luminoso. Che fare? Luci ambra al posto delle bianche. E in autostrada sistemi intelligenti.
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In alto: nelle aree in nero il cielo notturno appare incontaminato. Blu: l'alone luminoso è visibile solo all'orizzonte. Verde: il cielo è puro solo allo Zenit. Giallo: la luminosità riverbera su tutto il cielo. Rosso: zone in cui non si vede la Via Lattea. Bianco: la luminosità è tale che anche di notte si attiva la modalità "visione diurna" della retina. In basso: l'inquinamento luminoso quando i led avranno rimpiazzato tutti i vecchi lampioni ai vapori di sodio. Il passaggio da colore meno intenso a più intenso indica un raddoppio dell'inquinamento luminoso.

La pioggia di stelle cadenti che avrà il suo picco dopo le 22 del 12 agosto, per via dello sciame meteorico delle Perseidi, sarà assai difficile da osservare nei maggiori centri urbani. Per via dell'inquinamento luminoso, fenomeno che rende invisibile la Via Lattea al 77% degli italiani (e al 60% degli europei), con disappunto di chi vuole guardare e studiare le stelle. Come Alessandro Marchini, direttore dell'osservatorio astronomico di Siena, che qualche giorno fa si è espresso contro i nuovi fari a led sui monumenti cittadini senesi, come il faro della torre di piazza del Campo che spara una colonna di luce hollywoodiana verso lo spazio. «Da mesi ci impediscono di fare ricerca», ha spiegato Marchini. «Il segnale di fondo del cielo è decuplicato ovunque puntiamo il telescopio». E pensare che Siena è solo 75esima tra le province italiane per il flusso luminoso pro capite. In cima alla lista c'è Olbia-Tempio, seguita da L'Aquila, Aosta, Mantova e Teramo. Le province in fondo alla lista sono quelle di Napoli, Bolzano e Genova, ma al tempo stesso Napoli città, insieme a Milano, Roma e Torino è uno dei pochi posti in Italia dove il cielo di notte è così illuminato che anche di notte si attivano i recettori della luce diurna nella nostra retina. Lo rivelano calcoli del fisico Fabio Falchi, ricercatore all'Istil (Istituto di scienza e tecnologia dell'inquinamento luminoso) di Thiene, presidente dell'associazione CieloBuio e curatore dell'Atlante Mondiale dell'Inquinamento Luminoso. Dove si vede che la maggior parte del nostro Paese è in uno stato di "aspetto naturale del cielo compromesso" o di "via Lattea completamente persa".

Nessuna zona appare come "cielo notturno incontaminato", e si hanno zone dove l'alone di luce artificiale rimane basso sull'orizzonte senza invadere il cielo solo in Valle Aurina (Bolzano), e nelle isole di Pianosa, Montecristo, Alicudi e Filicudi. «Il problema è risolvibile. Potremmo facilmente diminuire di almeno dieci volte il livello del nostro inquinamento luminoso senza togliere la luce che serve alla società» spiega Falchi. «Già solo adottando soglie più restrittive per l'illuminazione pubblica, come quelle tedesche, potremmo migliorare di un fattore 3. Se poi rimpiazzassimo tutti i led bianchi con i led ambra, ridurremmo di un altro fattore 3 il problema».

Un altro accorgimento utile sono le luci adattive, che attenuano la luminosità quando nessuno percorre le strade. «Rese "intelligenti" da sensori e telecamere, riescono ad abbassare di oltre il 50% la quantità di luce sulle strade», spiega Falchi. «Con le tradizionali lampade al sodio, poco duttili, si poteva ridurre la luminosità solo fino a una certa soglia, circa il 40%, oltre la quale si spegnevano, e dopo l'abbassamento erano necessari circa 10 minuti per tornare alla potenza massima. Invece le luci a led si possono modulare a piacimento e in modo istantaneo: è una grande potenzialità del led, che lo rende la soluzione migliore per le luci adattive, ma purtroppo non viene usata, a parte eccezioni come la Norvegia». Il led però ha delle vulnerabilità, in particolare il led bianco, che in questi anni ha sostituito i lampioni al sodio in molte grandi città italiane: l'ultima è Firenze, dove in agosto saranno installate 30.000 nuove luci a led. E il più efficiente dal punto di vista energetico, e per questo è il più usato in Italia, ma emette una quantità elevata di luce blu. «Quella che inquina di più, perché ha proprietà fisiche che la fanno diffondere di più nell'atmosfera», spiega Falchi. «Sostituire i lampioni gialli al sodio con quelli led, a parità di altre condizioni, triplica l'inquinamento luminoso». La componente blu della luce bianca led è quella che ha più impatto sulla salute di uomini e animali. «Perché inibisce la produzione notturna di melatonina, ormone cruciale per il nostro orologio biologico», osserva Falchi. «Il picco di soppressione della melatonina si ha quando la luce ha lunghezza d'onda intorno a 470 nanometri, che è anche il picco di emissione della luce blu: ecco perché la luce dei nostri smartphone e tablet ostacola il sonno e può scombinare il nostro orologio interno».

Una soluzione più salutare sarebbero i led ambra, con uno spettro che è quasi privo della componente blu. Meno efficienti, in Italia non hanno ancora mercato: ma sono usati – ad esempio a La Palma (Canarie) – per proteggere dall'inquinamento luminoso gli osservatori astronomici. Un altro osservatorio a cui le nostre amministrazioni comunali potrebbero ispirarsi per salvare il cielo stellato è quello di Big Island alle Hawaii: «Lì ci sono importanti telescopi come il Keck da 10 metri di diametro», spiega Falchi. «Per evitare che le luci degli insediamenti locali compromettano le osservazioni del cielo, si sono applicati filtri gialli alle luci led bianche. Con successo». È una soluzione più pratica che tecnologica, è vero, ma anche le tecnologie più avanzate potranno soccorrere il buio: «Le auto driverless possono fare a meno dell'illuminazione stradale», afferma Falchi. «Lo dice uno dei massimi esperti italiani di guida autonoma, Alberto Broggi dell'Università di Parma».

E magari, spegnendo le autostrade, finirà l'ecatombe degli insetti. «Uno studio recente indica la perdita del 75% di biomassa degli insetti volanti negli ultimi 27 anni nelle aree protette della Germania» dice Maja Grubisic, ricercatrice in ecologia al Leibniz Institute di Berlino. «Di solito si collega il declino degli insetti a fattori come i pesticidi e la perdita di habitat, ma nessuno di questi fattori poteva spiegare un calo così drastico come quello evidenziato dallo studio. Così, in una ricerca appena pubblicato su Annals of Applied Biology, abbiamo investigato, sovrapponendo a una mappa delle aree che di notte hanno il cielo più luminoso la cartina con le aree più toccate dal calo degli insetti: coincidevano perfettamente». Del resto più della metà delle specie di insetti sono attive di notte, e l'evoluzione avvenuta in centinaia di milioni di anni di notti buie non li ha equipaggiati per vivere sotto una "luna piena perenne". «La luce artificiale li attrae in massa e li intrappola, disturba la loro fisiologia, riproduzione, attività di foraggiamento e di spostamento (ad esempio è noto che lo scarabeo stercorario si orienta grazie alla Via Lattea, ndr)», osserva Grubisic. «Se spariscono gli insetti ne risente tutto l'ecosistema, perché sono utili sia per il loro ruolo nella catena alimentare che come pollinatori». E il rischio c'è, visto che, come ha evidenziato uno studio di fine 2017, negli ultimi cinque anni la luce artificiale ha conquistato il 2,2% in più di pianeta all'anno.