La Lettura - La nuova vita del bosco morto

Da Sotto le querce.

Annachiara Sacchi

21 aprile 2019

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Teatro Greco di Siracusa Per allestire «Le Troiane» Stefano Boeri ha usato i tronchi degli abeti friulani sradicati dalla tempesta di ottobre. «Ricordano la follia dell’uomo, come Euripide».


I tronchi, scorticati, devastati dal vento, sono riversi sul palco, cadaveri lignei dopo la bufera. Alcuni sono stati eretti, «tirati su»: colonne scarne senza forza. Sono alberi morti i protagonisti immobili delle Troiane di Euripide. Uccisi dalla tempesta Vaia, la furia degli elementi che lo scorso ottobre si è schiantata sulle montagne del Trentino-Alto Adige, della Lombardia, del Veneto, del Friuli. Quegli alberi fanno da quinta alla tragedia della desolazione, dell’abbandono. Assistono inermi al dolore di Ecuba, di Cassandra, di Andromaca. A Siracusa. Gli attori, il pubblico, quel che resta di un bosco.

Un capolavoro della letteratura di tutti i tempi, un fatto di cronaca degli ultimi mesi. L’idea di metterli insieme è venuta a Stefano Boeri, che firma il progetto scenico (un esordio per lui) delle Troiane di Euripide, con la regia di Muriel Mayette-Holtz, in scena dal 10 maggio al 23 giugno al Teatro Greco di Siracusa e promosso da Fondazione Inda. L’allestimento è realizzato con 250 abeti bianchi e rossi del Friuli. Alberi sradicati: arrivano dalle foreste annientate dalla tempesta dello scorso ottobre. Trasportati dal Friuli-Venezia Giulia a Siracusa. Per dare nuova vita a un bosco raso al suolo. Una sfida e un gesto simbolico: «Quando mi è stato chiesto dal sovrintendente Antonio Calbi, a febbraio, di immaginare la scenografie per Le Troiane di Euripide — racconta Boeri—ho detto subito sì».

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Altri architetti si sono confrontati con le rappresentazioni classiche siracusane. Massimiliano Fuksas e la moglie Doriana hanno ideato l’allestimento del 2009 per Medea e Edipo a Colono. Rem Koolhaas ha firmato nel 2012 quello di Prometeo e Baccanti (di solito funziona così: le due tragedie in cartellone hanno un unico apparato scenico; quella di quest’anno è un’eccezione, con il progetto di Boeri realizzato «solo» per uno spettacolo). «Io, però—racconta Boeri—avevo in mente un paesaggio più che una scenografia». La genesi: «Delle Troiane mi era rimasto impresso soprattutto l’adattamento di Jean-Paul Sartre, scritto all’epoca della guerra d’Algeria, ricordavo l’angoscia delle donne che hanno perso tutto, il senso di vuoto che avvolge l’intera rappresentazione. Ne ho parlato allora con la professoressa Eva Cantarella, ci siamo confrontati sulla “distanza tragica” di Euripide: lo spettacolo va in scena per la prima volta nel 415 avanti Cristo durante la guerra del Peloponneso, l’autore lavora sulla contemporaneità esattamente come fa Sartre». Un altro spunto: «La classe morta di Tadeusz Kantor, che vidi negli anni Settanta al Teatro dell’Arte».

Ecuba a Siracusa sarà interpretata da Maddalena Crippa. Taltibio, l’araldo greco incaricato di comunicarle il suo destino (e quello delle figlie) sarà Paolo Rossi. I dialoghi disperati, i singhiozzi della regina troiana annichilita dal dolore avevano suggerito un’immagine precisa alla regista Muriel Mayette-Holtz. Lo racconta Boeri: «Mi disse di pensare all’attentato terroristico alle Torri Gemelle, la gente coperta di polvere e cenere, immobile e incredula». Da questa suggestione l’architetto ha cominciato a ragionare. E a vedere «il bosco delle donne alle quali viene tolta l’individualità, ma anche dei vincitori e dei vinti, così simili, come ci fanno capire Posidone e Atena nel dialogo iniziale». Ecco allora l’intuizione: «Camminando sugli spalti di pietra e guardando i cipressi e i pini mediterranei che fanno da sfondo al palcoscenico, ho pensato agli alberi deposti dalla furia del vento sui monti della Carnia (si stimano circa 8,6 milioni di metri cubi di legname abbattuto il 29 ottobre nel Nord-Est, 41 mila ettari di bosco, ndr). Riflettevo su tutto quel legno disponibile, sette volte quello che le nostre segherie riescono a lavorare in un anno, e con Muriel Mayette- Holtz e Anastasia Kucherova abbiamo deciso di dare per un’ultima volta a quelle piante il diritto di essere presenti dentro la geometria classica del Teatro Greco, di fronte a un doppio pubblico: quello degli umani, sulle gradinate, e quello degli alberi, dietro il palco».

Lo spettacolo
Le Troiane di Euripide saranno in scena al Teatro Greco di Siracusa per la stagione della Fondazione Inda dal 10 maggio al 23 giugno. Regia di Muriel Mayette-Holtz, allestimento di Stefano Boeri: 250 tronchi dei boschi friulani abbattuti dalla tempesta Vaia il 29 ottobre 2018
L’autore
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Stefano Boeri (Milano, 1956: qui sotto) è architetto e urbanista. Presidente della Triennale di Milano, ha progettato il Bosco Verticale.

I tronchi recuperati dai boscaioli del Friuli, grazie all’impegno di Innova Fvg e di un’intera comunità che ha contribuito ad accelerare i tempi del progetto, sono stati trasportati su grandi camion in Sicilia. Schiantati, feriti, eppure ancora maestosi, diventano compagni immobili delle troiane umiliate e disperate — figlie, mogli, madri di re sconfitti, uccisi in battaglia.

Le prove sono in corso, il Bosco Morto — questo il nome del progetto scenico di Boeri per Le Troiane — è pronto a lanciare il suo messaggio pacifista, a toccare drammi antichi ed emergenze moderne, a denunciare la follia dell’uomo nel farsi del male, nel distruggere la natura.

Poi c’è la Sicilia. «Teatro» di sbarchi, migliaia di profughi che cercano un’alternativa possibile ai conflitti, alla miseria. «Tragedie — aggiunge Boeri — in cui le donne sono spesso protagoniste».

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Le vittime delle guerre di ieri e di oggi. I tronchi scorticati. Il dramma delle donne di Troia. La tragedia greca continua a ispirare l’uomo, a parlargli di colpa, ambizione, vendetta. A far scontrare ragione ed emozione, volontà e realtà. A essere contemporanea, come il testo di Euripide ci ricorda, come l’allestimento delle Troiane ci dimostra. Al termine di ogni rappresentazione saranno «donati» al pubblico 50 piccoli esemplari di leccio (e altre specie) da piantare dopo l’estate nella periferia di Siracusa. L’idea: creare un bosco di mille esemplari dedicato alle protagoniste dell’opera di Euripide. «L’unico segno di speranza — dice Boeri — o quantomeno di consapevolezza della nostra perdurante sordità di fronte alle voci che ci arrivano da una tragedia messa in scena, la prima volta, 2.500 anni fa».

I 250 tronchi morti saranno donati alla filiera del legno siciliana. Potrebbero servire per realizzare una nuova sala prove del Teatro. Le parole di Ecuba risuonano gravi, evocative: «La tempesta scatenata dagli dei vince ogni mia resistenza». dietro il palco».